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Yut: recensione disco omonimo

Yut! fa rivivere i fasti della musica indipendente italiana dei primi anni '80, quando per liberarsi dalla scuola dei cantautori band come Diaframma e Neon abbracciarono la new wave

Yut

Yut!

(Cd, Smoking Kills)

electro

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New wave, rock, elettronica, electro, post-punk, beat da club: è grosso modo la ricetta musicale del trio milanese Yut.

Le coordinate dei riferimenti musicali e stilistici vagano anche tra le prime opere di Neon, Diaframma e tracce di Litfiba, soprattutto per il cantato. Siamo, insomma, nel periodo di passaggio della musica italiana indipendente, quello in cui, negli anni Ottanta, a casa nostra si scopriva qualcosa di diverso dal cantautorato del decennio precedente ma si continuava a velicolare contenuti “di spessore”.

I contenuti dei Yut sono uno dei limiti di questo disco, che non è un concept album ma traveste da coerenza quella che invece è semplicemente una eccessiva omogeneità.

Si badi bene, questo Yut! è assolutamente godibile, soprattutto per gli amanti del genere, ma è assolutamente lungi dall’essere qualcosa di minimamente innovativo.

Si parla un gran bene dei concerti degli Yut, ma non mi è capitata mai l’occasione di vederli in azione sul palco. Nel frattempo però mi godo comunque a tutto volume questo disco, retrò nel sound ma attuale negli argomenti trattati, così piacevolmente diviso tra atmofere darkeggianti e tentazioni dance.

Con gli Yut, insomma, ci si chiede di accontentarsi di una ricetta fin troppo sfruttata, ma a volte il già sentito è una strada comoda, sicura e, in questo caso, un gran bell’accontentarsi.

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Massimo Garofalo
Massimo Garofalo

Critico cinematografico, sul finire degli anni '90 sono passato a scrivere di musica su mensili di hi-fi, prima di fondare una webzine (defunta) dedicata al post-rock e all'isolazionismo. Ex caporedattore musica e spettacoli di Caltanet.it (parte web di Messaggero, Mattino e Leggo), ex collaboratore di Leggo, il 4 ottobre 2002 ho presentato al cyberspazio RockShock.
Parola d'ordine: curiosità.
Musica preferita: dal vivo, ben suonata e ad altissimo volume (anche un buon lightshow non guasta)

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