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Wovenhand: Ten Stones

Tornano i Wovenhand, lo fanno con questo Ten Stones. Sonorità piùdure,qualche gemma, tanta qualità ed uno spessore compositivo sopra la media

Wovenhand

Ten Stones

(Cd, Sounds Familyre, 2008)

indie rock

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Il precendente disco dei Wovenhan di Dave Eugene Edwards, era Mosaic, di nome e di fatto. Nel senso che portava chiari in se tutti i segni di un imminente cambio di pelle,con tutti gli aspetti negativi (un pò di stanchezza ma anche un ansiogena ricerca di nuove soluzioni) e positivi (fertilità creativa foriera di nuove svolte compositive).

Anche in Ten Stones, come nel precedente lavoro, il titolo è indicativo dell’andazzo generale del disco. Stones, pietre. E pesanti come macigni, compatte,organiche appaiono le tracce di questo disco in cui i Wolvenhand rinunciano speso alle atmosfere dei precendenti lavori per sonorità più dure, grezze, più rock.

Intendiamoci, il disco è bello, decisamente ben scritto e arrangiato. L’osservazione precedente era giusto per far notare questo cambio di rotta che per fortuna non pare privarci di episodi più riflessivi (Cohawkin Road) o carichi di atmosfere sospese nel tempo (Iron Feather).

Un’ultima nota sulla splendida Quiet Nights Of Quiet Stars, cover di Antonio Carlos Jobim, tre minuti scarsi di intensità quasi classic rock da leccarsi i baffi per capacità interpretativa e qualità degli arrangiamenti. Una chicca, insomma, come per dire “i ragazzi sanno quel che fanno”. Da ascoltare.

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Emmanuele Margiotta
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