White Lies + Crocodiles + Transfer
Bologna, Estragon, 12 marzo 2011
live report
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Fa tappa a Bologna, l’unica data italiana dei White Lies. Forti del consenso ottenuto con l’album To Lose My Life e col successivo Ritual, la band capitanata da Harry McVeigh arriva preceduta da tante attese, soprattutto dopo lo strepitoso live di due anni fa a Ferrara Sotto Le Stelle.
La fila fuori dai cancelli dell’Estragon già due ore prima del live fa capire che la serata sarà incandescente, sia per il livello dei live che per la temperatura infernale e insopportabile che ci accompagnerà fino a metà show, quando finalmente è arrivata un poco d’aria fresca.
Iniziano i Transfer, band californiana che trae spunto dalla psichedelica anni ’60-’70, ma nonostante un discreto live, le attese sono già per i Crocodiles che si riveleranno autentici animali da palcoscenico, come già si vociferava in ambito indie.
Pure loro da San Diego, infiammeranno il pubblico presente con il loro mix di wave, indie e punk.
Oltre a strappare applausi con le loro Mirrors e Neon Jesus, si permetteranno anche di mandare tutti in visibilio con un’ottima versione di Beat On The Brat dei Ramones. Molto carismatico il leader Charles Rowell che per quasi tutto il live si gusterà una bottiglia di lambrusco per tenere ben bagnata l’ugola.
Puntualissimi alle 22, salgono invece sul palco gli eroi della serata, i White Lies. Il locale è ormai gremito e si parte subito alla grande con A Place To Hide. Il calore del pubblico conferma che l’ondata anni 2000 di new wave non è morta come molti sosterrebbero ma è più che viva.
Harry inizia ad incitare il pubblico, ma i tanti fans accorsi non hanno bisogno di essere incitati a battere le mani e a cantare, lo fanno già di suo.
Il concerto fila liscio come l’olio e i White Lies alternano i brani del primo album con altri dell’ultimo; uno del primo e uno dell’ultimo e così via fino a fine concerto.
Il pubblico canta all’unisono gli anthem del primo album To Lose My Life, Farewell To Fairgound, E.S.T. e Death, che chiude la prima parte del concerto, ma conosce già alla perfezione anche le nuove Is Love e Strangers, autentico brano trascinante.
Il fatto importante è però che molti conoscono quasi tutti i brani eseguiti dal gruppo, a conferma che ci sono parecchie potenziali hit anche nel nuovo Ritual.
Menzione d’onore a The Price Of Love, vero picco emozionale della serata così come Unfinished Business che ha visto la band rientrare sul palco per un bis di 3 brani, ma proprio in una delle più belle canzoni del loro repertorio però c’è stato probabilmente un problema audio in quanto la voce di Harry, troppo spesso era coperta dagli strumenti e solo nel ritornello si sentiva pulita, nonostante venisse parzialmente sovrastata dal coro del pubblico che intonava “But there’s a light in the distance, waiting for me, i will wait for you, so get off your low, let’s kiss like we used to”.
Sul finire The Power & The Glory dall’ultimo album e una Bigger Than Us a toni dimessi.
Il live in definitiva è stato molto bello, il gruppo suona magistralmente e Harry, nonostante quel che si dica spesso negli ambienti sulla sua voce, ha dimostrato di avere una gran potenza vocale e soprattutto nella chiusura di Death è stato stupefacente. L’impressione è stata però quella di un live troppo fedele ai brani, troppo perfettamente studiato, anche se ci farei una firma per avere almeno la metà dei live che vedo con questa intensità.
Sembrava a tratti di ascoltare i cd e sinceramente credo che manchi ancora un po’ di anima da palcoscenico, considerata anche la giovane età della band, ma se cresceranno anche da quel punto di vista saranno pronti per gli stadi e tanti gruppi faranno fatica a dimostrare di essere Bigger Than White Lies !
Grandi comunque ! Continuate così e W la New Wave !
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