Vivianne Viveur
Vert
(Cd, Seahorse, 2008)
rock
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Un album alle spalle, nascita italiana ma formazione inglese, i Vivianne Viveur avevano già dato sfoggio del loro maledettismo crepuscolare con The Art Of Arranging Flowers. Uno stile cupo, macabro e tristemente romantico che ritroviamo anche in Vert
Il gruppo conferma la sua anomala originalità, dipingendo questi undici brani di tinte fosche, imperniati su una linea melodica essenziale e malsanamente ripetitiva e su una voce stanca e dolente. Il gioco non sempre riesce, soprattutto nei primi brani: troppo scarnificati e di una compiaciuta depressione che a volte giunge ad essere irritante.
L’album ha (per fortuna) una netta svolta in positivo con Valerie Lake: le melodie si fanno più ampie, gli arrangiamenti sono impreziositi da un afflato elettronico, le voci si irrobustiscono in un’apertura liberatoria. Come a voler dire che in mezzo al buio uno spiraglio di luce ci può sempre essere.
Sfalsamento di registro musicale e di mood con Come Back in a Stormy Day, dotata di una base ritmica decisa e di chitarrone rock, e l’accostamento ai Placebo degli esordi è quasi d’obbligo.
Un nome da tenersi bene a mente, quello dei Vivianne Viveur, se non altro per la loro originalità. D’altronde, si sa, il macabro esercita sempre un certo fascino.
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