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Vinicio Capossela: recensione concerto Alba Fucens (AQ), 31 luglio 2012

Splendida serata di musica e poesia per l’unica tappa abruzzese di Rebetiko Gymnastas – Esercizi allo scoperto, il tour impregnato di Grecia che il cantante di Hannover sta portando in giro tra risacche e taverne, porti di mare e teatri antichi

Vinicio Capossela

Alba Fucens (AQ), Anfiteatro Romano, 31 luglio 2012

live report

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Mamma mia, sono sbalordito, ma l’Unesco dov’è? Sono state queste le prime parole che Vinicio Capossela ha pronunciato davanti alla numerosa ed ordinata platea raccolta all’interno dell’incantevole Anfiteatro Romano di Alba Fucens, in provincia dell’Aquila, fiore all’occhiello della straordinaria zona archeologica situata ai piedi del Monte Velino, nel territorio del comune di Massa d’Albe, uno dei posti più suggestivi e ricchi di storia di tutto l’Abruzzo.

Mancavano dieci minuti alle 22 e gli esercizi allo scoperto previsti nell’ambito del tour Rebetiko Gymnastas avevano appena avuto inizio con la struggente rivisitazione di Abbandonato, un classico del poeta, cantante e chitarrista argentino Héctor Chavero, noto alle masse con il nome Inca di Atahualpa Yupanqui. Al di là di quest’apertura (e della chiusura finale, l’altrettanto nostalgica e bellissima Canción De Las Simples Cosas) in salsa sudamericana, però, sotto la Signora Luna che rischiarava le pietre antiche della città fantasma, sono stati i suoni, le melodie, le danze, i pensieri, le ferite, le cicatrici, le lacrime, il dolore, la ribellione e la forza che la musica rebetika si porta con sé ad impregnare la serata di spezie ed aromi d’Oriente, proiettandola tra i fumi del Pireo e le turbolenti coste dell’Asia Minore, da dove questo lamento che si canta in coro ma si balla da soli ebbe origine negli anni Venti del secolo scorso.

E così la prima parte del concerto è filata via liscia (al netto di qualche immancabile sbavatura) riproponendo esclusivamente brani tratti dall’ultimo lavoro da studio (alla fine, sarà sacrificata solo Morna), quel Rebetiko Gimnastas uscito lo scorso mese di giugno ma ideato e pensato ben cinque anni fa, destinato in origine unicamente al mercato greco, e con l’aggiunta della sola Marajà a sparigliare le carte, accompagnata da un ritornello artigianale inneggiante alla ratafià, ratafià…, un liquore dolce tipico abruzzese a base di amarene e vino rosso, sorseggiato amabilmente sul palco dallo stesso Vinicio durante l’esibizione.

Cupissima, invece, la seconda parte, non solo per il livello dell’illuminazione sensibilmente crepuscolare e l’invito a fotografare senza flash, perché questo è un concerto notturno, dobbiamo immaginare tutto quanto, quanto soprattutto per la scelta dei brani eseguiti. Qui la scaletta ha pescato in egual misura sia da Ovunque Proteggi che dal più recente Marinai, Profeti e Balene, riproponendo anche una delle rime di Michelangelo Buonarroti, Fuggite, Amanti, Amor, già musicata e cantata con l’ausilio del violoncellista Mario Brunello. L’evocazione finale di ciclopi ubriachi di Montepulciano d’Abruzzo Emidio Pepe (altra prelibatezza enologica regionale, ndr), annichiliti e sfatti in un Ballo Di S. Vito completamente fuori registro, ha regalato agli orchestrali il tempo di una pausa rigenerante, giusto dieci minuti per riprendere fiato, bere qualcosa e tornare on stage per dare il colpo di grazia ad un pubblico già ampiamente soggiogato da tanta bellezza.

Cosa puntualmente avvenuta con una mezzora di bis di straordinaria intensità, aperta dalla splendida Scivola Vai Via versione zeibèkiko, seguita da un omaggio al musicista e compositore Markos Vamvakaris, monumento indiscusso dell’universo rebetiko, il più famoso dei mangas, ovvero colui che dice la verità in un mondo di bugiardi, fino ad arrivare al momento solenne in cui ci si è fatti compari. O meglio, kubari, come si dice in terra di Grecia. E allora via con il classico Eh Cumpari a presentare una band straordinaria che al meglio della consueta ciurma italiana di capitan Capossela (Alessandro Asso Stefana alle chitarre, Glauco Zuppiroli al contrabbasso, Vincenzo Vasi al theremin e altre campionature) ha visto unirsi alcuni mostri sacri della scena musicale ellenica, come il serafico Manolis Pappos, sommo rebets del bouzouki, Vassilis Massalas al baglamas, Ntinos Chatziiordanou all’accordeòn, Dimitrios Emmanouil alle percussioni. Davvero un ensemble di altissimo livello, plasticamente sintetizzato nel detto una faccia una razza, mai così appropriato come in questa occasione.

Spero che questo concerto vi abbia reso un po’ peggiori di quando siete entrati. Così Vinicio Capossela, quando ormai la mezzanotte era passata da una decina di minuti, si è congedato dal pubblico abruzzese sognante ed ebbro di poesia. Non, però, dal suo debito di riconoscenza verso un Paese verso il quale tutti dovremmo essere in qualche modo grati per quello che ha donato al mondo intero, non ultima questa straordinaria musica dell’assenza, capace di metterci a nudo davanti alle nostre debolezze e che oggi più che mai, davanti ad crisi internazionale che sta compromettendo ferocemente il futuro e la dignità di milioni di persone, ci esorta a non dimenticare la nostra originalità di uomini che non hanno paura di consumare la vita..

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Tracks list:

Abbandonato, Misirlou, Gimnastika, Marajà, Rebetiko Mou, Con Una Rosa, Non E’ L’amore Che Va Via, Corre Il Soldato, Signora Luna, Contratto Per Karelias, [strumentale greco], Non Trattare, La Lancia Del Pelide, Aedo, Fuggite Amanti Amor, Dimmi Tiresia, Brucia Troia, Al Colosseo, Vinocolo, Il Ballo Di S. Vito

1st encore:

Scivola Vai Via, Atakti, Contrada Chiavicone, Eh Cumpari, Che Coss’è L’Amor, Canción De Las Simples Cosas


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