Unthanks
Here’s the Tender Coming
(CD, Rough Trade/Beggars)
folk
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Venuto dopo quel piccolo capolavoro di folk inglese che è The Bairns, il nuovo album delle sorelle Unthank (sviluppo naturale della precedente ragione sociale Rachel Unthank & The Winterset), Here’s the tender coming, vede Rachel e Becky perdere il fondamentale apporto della loro fidata pianista Stef Conner; talmente fondamentale per loro, che per questo nuovo album le due hanno preso al loro servizio un’intera piccola orchestra di 15 elementi per supportare il loro nuovo aggiornamento del folk inglese.
Un aggiornamento che non va inteso né come postmoderno, né in senso modaiolo, ché con i loro tre album Rachel e Becky Unthank non sono mai state apostrofate con epiteti come weird-folk, pre-war, od altro: questo aggiornamento si basa infatti unicamente su un approccio personale, ma fondamentalmente rispettoso della tradizione musicale britannica. Personale perché l’accento viene sempre posto sulle voci, mentre gli strumenti -più spesso pianoforte che chitarra, più spesso strumenti a corda che fiati- veicolano un approccio lontano sia da molti barocchismi del passato (in particolare del revival folk inglese protrattosi negli anni ’70), che da quella elettrificazione del suono che mosse buona parte dei gruppi che al folk inglese sono stati associati dagli anni’60 in poi (Fairport Convention, Steeleye Span, Pentangle, etc.).
Il fascino scabro e tetro di The Bairns lascia qui spazio a canzoni dal suono più pieno, seppure sempre ricche di sfumature e di tetri sospiri; canzoni che sembrano fatte apposta per una notte da trascorrere in casa mentre fuori il freddo ghiaccia le strade e si cerca calore ascoltando (queste) storie di morte, amore e disillusione. Tra i momenti più intensi, la At First She Starts di Lal Waterson completamente riadattata per soli voci ed archi (ricca di sfumature e di nuove dissonanze), il passo lento della tradizionale Annachie Gordon, il rincorrersi di voci e strumenti di Lucky Gilchrist (scritta per un amico morto, ed unico brano a firma di uno dei membri della band), e la the Testimony of Patience Kershaw di Frank Higgins, spettrale racconto sullo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere di carbone. Nella sua seconda metà però Here’s the Tender Coming ha un discreto calo di tensione, e qui sì si avverte la mancanza di una musicista talentuosissima come Stef Conner, particolarmente portata per arricchire di timbri ed accenti drammatici la musica delle sorelle Unthank.
Ma ciò detto, pur con tutti i suoi (piccoli) difetti, Here’s the Tender Coming delle Unthanks parla una lingua preziosa, ricca com’è di chiaroscuri, e di contrappunti ed armonie da cui tutta la loro musica sembra sgorgare liberamente.
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