Unquiet Nights
21st Century Redemption Songs
(CD, Essential Credential)
pop, rock
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Lo so che vi sembra che io mi ripeta ogni tanto, ma non è colpa mia. 21st Century Redemption Songs, il disco degli Unquiet Nights è l’ennesimo disco che, forse, si disperderà in mezzo alle migliaia di altre produzioni assolutamente simili. Conseguenze della globalizzazione? Ormai tutti possono fare musica e tutti ascoltano la stessa musica, ed ovviamente i modelli si ripetono in loop. Poi magari, per un casuale capriccio del destino, i nostri UN raggiungeranno la fama e la fortuna economica, glielo auguro, figuriamoci.
Il disco è deboluccio, sotto vari aspetti, principalmente nei suoni: non c’è il pezzone, non c’è l’anthem, non c’è la hit di successo, manca un po’ di personalità e di originalità, elementi fondamentali per poter risaltare in mezzo alle miriadi di proposte musicali internazionali. Il ritmo è altalenante, alcune canzoni attirano l’attenzione, altre passano assolutamente inosservate.
L’attacco di Burning the Tracks è buono, alla Editors, lascia ben sperare, poi l’energia si disperde fino a If I Could, And You Ever Would (devo sinceramente dire, senza offesa, che in questo brano la chitarra solista è imbarazzante ed il finale pure) e Shoulda Said Something, brani che ammiccano, non certo volontariamente, non sono plagi, ai New Order di Leave Me Alone e Crystal, trenta e dieci anni dopo, fino ad arrivare a Someone’s Love on Drugs, smaccatamente redhotchillipeppersiana.
Certo, se ora vi dico che in fin dei conti è un disco che si ascolta bene, non mi credete. Eppure è così. Come ho scritto all’inizio, è un disco che si ascolta ma che non rimane, così come ce ne sono migliaia. Migliaia.
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