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U.N.O.: Poi dice che U.N.O. si butta a sinistra, ovvero il declino del capitalismo reale

Un disco a tinte forti, ultrapoliticizzato e violento quanto basta : è Poi dice che U.N.O. si butta a sinistra, ovvero il declino del capitalismo reale

U.N.O.

Poi dice che U.N.O. si butta a sinistra, ovvero il declino del capitalismo reale

(Cd, UK Division/Andromeda/Alkemist Fanatix)

indie rock, crossover

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unoÈ tanta la carne che i romani Unidentified Noisy Object mettono al fuoco nel loro quarto album. Anche se si potrebbe parlare di due album distinti contenuti in un unico supporto, ma di questo parleremo dopo.

Il quintetto capitolino propone un crossover feroce, un frullato di stili a volte troppo eterogeneo nei suoi sapori, e afferma con fierezza un’identità politica precisa che è il più riconoscibile trait d’union fra le diverse anime che convivono in questo lavoro.

Tutto viene sbattuto violentemente in faccia sin dal titolo. Sin dalla copertina (che ritrae una lattina di Coca Cola in cui il marchio è sostituito da un minaccioso Co.co Co. Pro.). Sin dall’introduttiva Prefazione, collage programmatico di suoni e voci che unisce i Beatles a Berlusconi, nonno Benito alla nipotina Alessandra, Mario Brega ad Alberto Sordi e – ovviamente – la citazione del principe De Curtis che dà il titolo all’album.

Si precipita quindi in un vortice sonoro senza soluzione di continuità, capace di passare dal crossover di Ma(t)rx alle chitarre maideniane di Geronimo; dall’accorata dedica al Comandante Guevara condotta a ritmo di bossanova de Il Dottor Ernesto alle ritmiche retrò di Silenzio.

I testi sono anch’essi altalenanti: dall’interessante riflessione sulla manipolazione della lotta armata da parte dei poteri forti de Gli Anni Di Pongo (in cui sembra di sentire una reincarnazione dei compianti Disciplinatha) si passa alla fastidiosamente retorica – e musicalmente trascurabile – CCCP (Cresci Consuma Crepa Porco); senza tralasciare Cochabamba (La Prima Guerra Dell’Acqua), pop-rock screziato da inopportune schegge metal che narra delle rivolte che il dittatore boliviano Banzar scatenò in seguito al progetto di privatizzazione dell’acqua.

Dicevamo che questo album sembra contenerne due distinti. È così: la lunga suite in otto parti Sentieri Di Versi (Piccola Storia D’Italia Dal Dopoguerra A Oggi: Racconti E Ricordi) è una cavalcata concettuale dalle sonorità ben più morbide e minimali, piccolo compendio degli ultimi 65 anni della nostra storia.

Si parte dal referendum per la Repubblica e dalle cronache della confusione post-bellica de La Guerra È Finita (?) e si passa all’incrocio fra Massimo Volume e Marlene Kuntz all’ombra del Piano Marshall di 10Q.
Il Boom racchiude gli anni ‘50 di Mario Scelba e il tentato golpe del Generale De Lorenzo in un bozzetto seducente e minimale, mentre La Contestazione è una feroce declamazione che narra gli avvenimenti del ’68 e suggerisce un parallelo fra le vicende degli anarchici Pinelli, Sacco e Vanzetti e quella del no global Carlo Giuliani (che verrà ripreso nella zuccherina ultima parte, Come Gli Uccelli Nel Cielo). Una Mattina Di Novembre è uno struggente racconto dell’omicidio Pasolini in salsa floydiana mentre M.O.N.D.O. Bazar è uno stucchevole pop dedicato al consumismo sfrenato degli anni ottanta.
Si arriva quindi a Tangentopoli e alla nascita della Seconda Repubblica (Il Potere Si Rinnova), per poi tirare le fila del discorso nella già citata Come Gli Uccelli Nel Cielo.

Un album pieno di luci ed ombre, quindi: tanti sono gli spunti di interesse e tanti sono i nei, la perizia esecutiva non sempre si accompagna a un songwriting altrettanto convincente e i riferimenti culturali alti di alcuni testi sono intervallati da altri fin troppo didascalici.

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