Ty Segal
Emotional mugger
(Drag City)
psych garage
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Il genio folle di Laguna Beach Ty Segal, dopo una sequenza furibonda di partecipazioni, progetti collaterali, sperimentazioni più o meno ardite, torna (per il momento) sulla sua strada solista per l’ottava volta con Emotional mugger, una sequenza di brani, sensazioni, rumorismi e intelligenze naif che battono forte come una testata data su un’idea vincente, un disco/più dischi concentrati in uno che, ogni volta che Segal li fa uscire, è sempre un capitolo a parte, mai una copia, surrogato e quantomeno un ripiego tecnico, solo ed esclusivamente grazia elettrificata irripetibile.
Personaggio di un garage psichedelico come pochi, il capelluto californiano non tradisce mai le attese, e questo lavoro è l’ennesima prova di una creatività piena e convulsa senza precedenti, un motus artistico che lo vede tra i principali agitatori della massima scena alternative a stelle e strisce.
Undici tracce corrosive, ansiose e poderosamente powering, un fiato unico e allo spasimo interpretativo che ha i suoi picchi in quel formidabile garage laido e squinternato California hills, Breakfast eggs, destabilizzanti blues infervorati Baby big man, Mandy cream, intrusioni punk, glam, fino ad un powerchord industrial stramaledetto Diversion che incontra il filo elettronico di The magazine, a stretto giro uno sconfinato panorama stilistico in cui Segal sguazza creando stimolazioni uditive perfette, in poche parole una densa divagazione che alimenta l’esistenza.
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