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TV Lumière: recensione de Il Gioco Del Silenzio

Con il nuovo album Il Gioco Del Silenzio, i TV Lumière confermano il loro trademark autorale sia in fatto di ricercatezza di suoni e atmosfere, sia in materia di impegno testuale e pensiero critico.

TV Lumière

Il Gioco Del Silenzio

(I Dischi del Minollo)

dark folk, noise rock, post-rock, rock d’autore, dream folk noir

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A distanza di cinque anni dal precedente Avrei Dovuto Odiarti, con un EP e quattro album all’attivo, i TV Lumière tornano sulle scene con il nuovo lavoro intitolato Il Gioco Del Silenzio, edito per l’etichetta I Dischi del Minollo, con la produzione affidata al musicista francese Amaury Cambuzat (chitarrista della band tedesca Faust e fondatore degli Ulan Bator), già coinvolto nella prima e terza pubblicazione del collettivo umbro.

Un lungo periodo di gestazione che ha consentito al quartetto originario di Terni di rigenerare le proprie esigenze compositive. Così, attraverso le nove tracce de Il Gioco Del Silenzio, i TV Lumière (formati da Ferruccio Persichini alle chitarre, piano e voce, Federico Persichini alla voce e chitarra, Yuri Rosi alle percussioni e Marta Paccara al basso e cori) hanno confermato quello che era il loro trademark creativo, la loro identità calligrafica, sia in fatto di ricercatezza di suoni e atmosfere sia in materia di impegno testuale, manifestando il proprio pensiero critico nei confronti dell’incomunicabilità dell’oggi (“avrei tanto da dire, ma chi me lo fa fare […] quando tutti convinti di una sola verità, meglio non disturbare e lasciare che…”).

Oltre alla firma dell’instancabile Amaury Cambuzat, i TV Lumière si sono avvalsi della partecipazione di Luca “Swanz” Andriolo, che con il suo banjo ha aggiunto un tocco western-folk al brano Ultima Corsa, e di Antonio Tonietti, che ha contribuito alla nuova versione della bonus track Mondanità, canzone già presente nel secondo album Per Amore Dell’Oceano. A rendere ancora più suggestiva e immersiva l’esperienza d’ascolto, la struggente poesia dell’amico Germano Innocenti Eppure L’ho Persa e l’episodio interamente strumentale Per Confortare Il Tuo Pianto.

Nell’intenzione autorale, il baricentro tematico de Il Gioco Del Silenzio ruota attorno al concetto di silenzio, inteso non solo come capacità di introspezione personale, ma anche come opportunità per disporsi alla comprensione dell’altro. Un invito a prendere coscienza del proprio tempo, focalizzandosi su un’attualità in cui è sempre più difficile distinguere il tragico dal grottesco, la verità dalla finzione.

Per ciò che riguarda invece l’espressione strumentale, i TV Lumière danno vita a un sound meditativo e stratificato, con influenze radicate nel lascito di un vecchio televisore mal sintonizzato e nella forza evocativa di realtà quali Swans, Sonic Youth, Explosions In The Sky, Dirty Three, Nick Cave and The Bad Seeds, Calexico, passando per C.S.I. e La Crus.

Parole e musica confluiscono, dunque, in un elegante cantautorato esistenzialista e dai colori sabbiosi, in costante equilibrio tra anima e tecnica, tra dolcezza e amarezza: si va da suggestioni malinconiche e chiaroscurali di ballate post-folk a vibrazioni ipnotiche e riverberi di un dark-folk desertico, sfilando tra melodiose luccicanze di fattura post-rock e sonorizzazioni che rimandano alla circospezione cinematica di un mondo post-bellico, tra languori orchestrali di memoria morriconiana e asperità ritmiche più fragorose e oscure, mentre il tutto viene declinato nella dimensione onirica di una narrazione intima e solenne, mediante un crooning cupo e asettico, con una cantilena a metà tra lo stile di Giovanni Lindo Ferretti e quello di Fabrizio De Andrè.

Se da un lato il silenzio rappresenta quella pausa necessaria ad alleviare il dolore in seguito a una perdita, dall’altro può diventare assordante e pericoloso il silenzio inerme del conformismo. Circondati dalle psicosi collettive della contemporaneità, i TV Lumière si attivano su temi sensibili come la repressione di qualsivoglia forma di dissenso e contestazione, l’omologazione a una sola verità (“se tutti saran belli nessuno lo sarà, tutti uguali stessi pensieri”) e il ruolo della propaganda di regime, con il restyling di vecchie strategie mirate al controllo delle nuove masse commerciali (“lo spettacolo della banalità, nuove generazioni quanta fragilità”).

Pertanto, continuando a confidare nel potere inclusivo dell’arte, i TV Lumière provano ancora a rintracciare una piccola scintilla di resistenza e sopravvivenza (“inerme ma non inerte io ti aspetterò”). Persi nella polvere del dubbio, ma non nella luce della speranza che tende all’utopia, riusciremo un giorno a trasformare questo silenzio osceno nel suono armonioso di una voce unica: torneremo ad assaporare il frutto buono che ripaga dalle escoriazioni guadagnate durante il raccolto.

facebook/tvlumiere.band

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