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Tris di metal estremo by Alkemist

Breve viaggio in ambito estremo tra le ultime uscite in casa Alkemist. Tra alti e bassi, lavori che comunque potranno interessare gli amanti dei generi di riferimento, a cavallo tra death, thrash e black melodic

Alkemist

black, thrash, death

[starreview tpl=16]

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nefertum_reveredlamesIniziamo il nostro viaggio in casa Alkemist con i lucani Nefertum che con Revered Lames,  ci propongono un black metal piuttosto sinfonico sulla evidente scìa di Dimmu Borgir e primi Arcturus. Da un punto di vista qualitativo parliamo decisamente di un bel lavoro, riffing freddo e melodie mai scontate, una tastiera mai troppo invadente, ma forse la sensazione di “deja-vu” è troppo evidente vista l’originalità non proprio spiccata del lavoro. Spunti decisamente interessanti ci sono tutti, come la magnifica Beneath the Ashes sorretta da un’azzeccatissima melodia di violino, peccato solo per l’ambito forse un pò troppo scontato della proposta. (Voto: 2,5/5)

deaflock_realityoffalsepartsNon mi ha convinto invece il lavoro dei giapponesi Deaflock orientati a livello di sound su un thrash metal che vorrebbe convogliare al suo interno tanto marcate influenze Bay Area quanto alcuni rimandi ad un concetto più heavy e quindi maggiormente assimilabile alla scena europea. Il risultato? A mio parere un lavoro scialbo che prova in alcuni tratti ad alzare il tiro ma con risultati decisamente scarsi. Sia quando si prova a pigiare sull’acceleratore (Disappear), sia quando invece ci si attiene ad un concetto più ‘classico’ (Machine). Nulla di particolarmente entusiasmante dunque, sia chiaro che la musica del combo nipponico non è certamente brutta, anzi… ma il suono troppo derivativo a mio parere rappresenta un limite evidente. (Voto: 2/5).

chaoscore_borninsilenceChiudiamo invece la recensione con l’ottimo lavoro dei toscani Chaos Core, attivi dal 2002 con già due demo alle spalle e giunti con questo Born in Silence alla pubblicazione del primo full vero.  Death metal melodico sulla scia dei primissimi Dark Tranquillity, forse meno swedish come concetto ma più orientati a partiture capaci di affiancare al death di base evidenti rimandi all’heavy metal più classico. Il risultato è così un album che per quanto non brilli di certo in originalità presenta comunque una qualità complessiva piuttosto interessante. (Voto: 3,5/5)

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