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This Eternal Decay: recensione di ABSØLUTIØN

Il quarto capitolo dei This Eternal Decay è un capolavoro di finissima darkwave. ABSØLUTIØN è il disco della consacrazione.

This Eternal Decay

ABSØLUTIØN

(Trisol)

darkwave, post-punk

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A poco più di un anno di distanza dallo splendido Nocturnæ, i This Eternal Decay tornano sulle scene con ABSØLUTIØN, quarto album in studio su etichetta Trisol, mixato e masterizzato da Riccardo Sabetti.

Se Nocturnæ può essere definito il disco della piena maturità artistica, ABSØLUTIØN è senza dubbio quello della consacrazione.

Il super combo romano non smette di stupire, non smette di emozionare ma anzi, col tempo migliora in modo esponenziale, proprio come il buon vino che inebria e stordisce.

Inutile insistere, qui ci troviamo di fronte a quattro musicisti abilissimi e navigati, quattro macchine da guerra quando si tratta di salire sul palco, quattro artisti con la A maiuscola ognuno alle prese con il proprio strumento, Riccardo Sabetti (Spiral69) sempre più vocalmente centrato, Andrea Freda (Spiritual Front) batterista fenomenale, Alessio Schiavi (Avant-Garde) chitarrista sopraffino dal tocco inconfondibile e Pasquale Vico (Date at Midnight) ormai un corpo solo con il suo basso sinuoso, preciso, a tratti mordace.

Nessuno esce vivo dall’amore sembra voler dire la band ed è infatti l’amore in tutte le sue forme il leitmotiv dell’intero full-lenght, undici murder synth ballads attraverso le quali vengono sviscerate le varie fasi del sentimento più forte e intenso che esista, quello che governa il mondo e ogni nostro giorno, quello capace di elevarci e distruggerci con la stessa forza propulsiva.

Insomma un andirivieni di stati d’animo che passano dalla felicità al dolore, dal rimorso al rimpianto senza alcuna pietà, il sound, coeso e compatto si discosta dalle influenze industrial del passato per affondare i denti nel post-punk navigando nel mare magnum della darkwave tinta di synth pop.

I coinvolgenti tre singoli estratti trattano temi come l’amore tossico, fin troppo idealizzato e proprio per questo causa di autodistruzione (Perfection), l’adattamento ad un nuovo modo di amare quando gli impulsi della passione si trasformano in meri moti razionali (The Heart of a Lover) e infine l’attrazione fatale circoscritta alla sfera erotica di Monochrome, brano nato da un’improvvisazione di synth e percussioni metalliche perfetto per i dancefloor oscuri.

Poi l’intro soffuso di That Night che approda in un suono tondo e languidamente nostalgico, la travolgente energia di Everything con quel “love is lost” liberatorio urlato al cielo da un immenso Riccardo, il piglio aristocratico di Love+Curse (ennesima hit), l’accattivante A Kiss (Into The Void) sostenuta da una straordinaria sezione ritmica e la sospensione onirica della strumentale I’m Deranged che fa da sparti acque tra la prima e la seconda parte del viaggio.

Chiude la title track, composizione di rara bellezza, la voce sofferta e magnetica di Riccardo galleggia su un tappeto sonoro raffinato e malinconico, grandiosa sezione ritmica, chitarra magistrale.

Lascio come sempre per ultima la mia traccia preferita anche se è davvero difficile sceglierne una soltanto, parlo di Colours, la prima che ho amato, l’ultima che ascolto sempre come bis, una spremuta di vigore, un cerchio concentrico di sensazioni forti tra ritmi serrati, chitarre nephiliane, oscurità e tormento, potenza e commozione, per me inarrivabile.

L’assoluzione sarà un premio o una eterna condanna? Ai posteri l’ardua sentenza, l’unica certezza al momento è questo masterpiece che i This Eternal Decay consegnano alla storia.

 

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