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The Mars Volta : Que Dios Te Maldiga Mi Corazon

Que Dios Te Maldiga Mi Corazon è semplicemente il precedente album omonimo dei The Mars Volta riproposto in chiave acustica.

The Mars Volta

Que Dios Te Maldiga Mi Corazon

(Clouds Hill)

alternative rock, acoustic rock

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A nemmeno un anno dall’uscita del disco omonimo, ma settimo lavoro in studio, i Mars Volta fanno una cosa che non ci si aspettava: pubblicano quello stesso disco, ma tutto in acustico. Certo non è una novità dato che non sono i primi artisti che rifanno un album in versione live o con arrangiamenti diversi o unplugged. Perché mi meraviglio e sento il bisogno di scrivere di questo Que Dios Te Maldiga Mi Corazon?

Il nostro Francesco Brunale raccontò un anno fa di The Mars Volta su queste pagine, un disco che mi trovava d’accordo con quanto espresso dal mio collega. Sicuramente aver messo da parte le roboanti chitarre di Omar Rodriguez Lopez e i ritmi forsennati per dare spazio ad un sound più soave e leggero, dando alla luce un disco bellino, senz’altro piacevole, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca perché da loro ci si aspettava almeno qualche traccia dettata da una centrifuga sonora. Invece ci siamo trovati anche campionamenti elettronici e loro, diciamocela tutta, non ne hanno affatto bisogno. Tuttavia è un disco a cui dare la sufficienza.

Que Dios Te Maldiga Mi Corazon rimette in gioco quanto fatto nel precedente album, spingendo l’anima latina di queste canzoni non solo cibandole con strumenti di quella parte del mondo tra Messico e Cile, ma spogliando le canzoni e rivedendole in una maniera ancora più sobria. Blacklight Shine, il brano di apertura che nell’orginale acquisisce volume e cacofonia di suoni, in questa versione ritrova naturalezza e fa da gradevole sottofondo mentre sei “su una spiaggia caraibica sotto l’ombrellone e con un drink ghiacciato tra le mani”.

In alcuni casi ci sono pezzi come No Case Gain o Graveyard Love che nella versione originale ho trovato bruttine negli arrangiamenti, mentre ora la nuova riproposizione misurata me li stravolge favorevolmente. In altri, come Tourmaline, il risultato cambia poco, amplificando i brani con un contrabbasso che sembra avere un peso maggiore o infarcendoli con membranofoni che, come in Equs 3, le percussioni erano soffocate dalle tastiere, mentre lì ora c’è solo un hombre che encanta tocar la guitarra.

Operazione commerciale? No. Un vezzo di Rodriguez Lopez? Assolutamente. Il suo desiderio era di riportare i brani alle loro radici caraibich, definendoli un divertente esperimento anzi, il suo sogno. Io credo che i Mars Volta abbiano saputo sperimentare egregiamente fondendo prog rock ai ritmi latini fin dal primo fantastico disco e mi auguro non siano finiti i turbamenti sonori che ci hanno affascinato.

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Luca Paisiello
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