The Cosmic Gospel
Cosmic Songs For Reptiles In Love
(Bloody Sound)
garage fuzz, space rock, psych folk, lo-fi, krautrock, synth rock, folk acustico
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Secondo alcuni non bisognerebbe mai aprire il cassetto dei ricordi. Ma poi ti chiedi, perché no? Ogni tanto sfogliare le pagine della nostalgia può avere anche dei risvolti costruttivi, purché quella nostalgia serva a stimolare nuove visioni.
Così, con la prospettiva di creare uno split armonico tra le fantasie floreali della scena psych-rock anglosassone degli anni 60 e certe impudenze creative dell’indie-folk statunitense degli anni 90, il progetto The Cosmic Gospel fa il suo esordio discografico sulla lunga distanza con l’album Cosmic Songs For Reptiles In Love (titolo dell’anno per quanto riguarda il sottoscritto) edito per l’etichetta Blood Sound e anticipato dall’uscita del singolo It’s Forever Midnight.
Dietro il monicker The Cosmic Gospel (nome ispirato dalla serie animata The Midnight Gospel) si cela la produzione solista del cantante e polistrumentista maceratese Gabriel Medina, che per l’occasione, andando a spulciare proprio in qualche cassetto della memoria, ha recuperato outtakes di suoi precedenti gruppi, insieme a vecchie idee lasciate in sospeso, radunando ogni elemento all’interno di questa esperienza autorale intrisa di amore e psichedelia.
Nonostante l’inevitabile e prevedibile sviluppo di certe formule calligrafiche, c’è sempre la speranza di trovare immagini nuove o poco maneggiate, analogie meno consunte, foss’anche per concedersi un piccolo peccato di narcisismo; vizio veniale che Gabriel Medina riflette nelle otto tracce di Cosmic Songs For Reptiles In Love, andando a scandagliare le profondità abissali delle emozioni umane, sempre più spesso in balìa delle pressioni di una società che sente il bisogno morboso di valorizzare solamente ciò che è esteticamente bello, rigettando, invece, ciò che considera brutto (“I told you I’m a monster, I am the trash of your god, fuck you and all the others, deadly and beautiful blobfish”).
Districandosi tra storie al limite del grottesco e del surreale (“blueberry field and red northern lights fall before our eyes, what did you put in our glasses?”), racconti di cannibalismo ed esoterismo (“I’ve put some voodoo stuff under your bed, I’m swallowing your heart, never thought I would enjoy this iron flavor so much”) e ricordi di un amore perduto (“you gave me shelter, you healed my pain, come back home my dear”), The Cosmic Gospel è riuscito a plasmare un’accattivante miscela fai-da-te dal gusto retrò, muovendosi con disinvoltura tra atmosfere ovattate e narcotiche, stramberie elettroniche dai rimandi mitteleuropei (Wrath And Ghost), effusioni elettro-glam melodiche, riverberi psych-surf e ronzanti ritmiche fuzz-garage, passando per l’effetto anestetico e l’intima sobrietà di eleganti soluzioni folk-acustiche.
Dunque, in questo assemblaggio alchemico e umbratile di suoni lo-fi, sinuose trame boogie-garage e frenesie percussive che vanno a braccetto con distorsioni fuzz, Cosmic Songs For Reptiles In Love prende forma attraverso sonorizzazioni folk-oniriche alla Motorpsycho e Jefferson Airplane (The Demon Whispers), ispirazioni beat-lisergiche di matrice sixties e suggestive aperture melodiche dai forti echi psichedelici di estrazione pop anglofona: dai Beatles (Core Memory Unlocked) a Kurt Vile (It’s Forever Midnight, The Richest Guy On The Planet Is My Best Friend), da Beck ai Blur (I Sew Your Eyes So You Don’t See Me How I Eat Your Heart), passando per Ty Segall (Hot Car Song) e Stone Temple Pilots (Psychrotules Marcidus Man).
Pertanto, in un immaginario caleidoscopico in cui dolore e piacere si rincorrono – d’altronde è così che vanno le cose da sempre – The Cosmic Gospel trova il modo di eludere, seppur parzialmente, certi traumi della quotidianità, continuando a prestare attenzione alle voci del passato, alle opere umane che testimoniano il nostro transito terreno, magari con l’inesauribile speranza di riviverle sotto una luce diversa.
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