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The Bumps: Al di sopra di ogni sospetto

Al di Sopra di Ogni Sospetto è il nuovo album dei The Bumps, che reinterpretano alcuni grandi successi del maestro Ennio Morricone in chiave jazz, funk, electro.

The Bumps

Al di sopra di ogni sospetto

(Bumps Records)

jazz, funk, electro

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the-bumpsQuando un titolo racchiude così bene i molteplici contenuti di un album multicolore come questo c’è poco da aggiungere ad una sintesi che è pressoché perfezione.

Al di sopra di ogni sospetto è il nuovo album dei The Bumps, coraggiosa rilettura di alcuni brani di Ennio Morricone in una chiave difficilmente etichettabile.

Più cerco di trovare una classificazione attendibile più mi ripeto che sì, la batteria e le percussioni suonano decisamente jazz, ma il basso elettrico cosa c’entra però col jazz?, e poi c’è l’Hammond che ruba sempre la scena e si alterna alla tromba di Vincenzo Deluci in quello che si rivela già dalla prima traccia un featuring davvero prezioso.

Ci si muove tra funk, electro e jazz in un miscuglio sonoro sapientemente dosato in cui, distratti dall’originalità degli arrangiamenti, di tanto in tanto ci si sorprende a riconoscere motivi che hanno fatto epoca intonati da una fisarmonica, da un organo, fischiettati.

Diciamoci la verità, gli album tributo sono tutti soffocati da quella patina di immancabile deferenza che è, di fatto, un obolo dovuto. Gli album di cover, probabilmente con qualche rarissima eccezione, non meritano neanche il riconoscimento di una analisi critica. Al di sopra di ogni sospetto non è né l’uno né l’altro e va a trovare alloggio in un limbo indefinito ma definibile: la reinterpretazione.

Che cos’è una canzone di successo (da non confondere con una hit)? E’ uno di quei brani scritti da un artista, normalmente per sé, che riescono in modo talmente dirompente ad entrare nella identità e nella quotidianità di così tante altre persone da diventare, paradossalmente, orfani. Yesterday, My Way o Giù la Testa sono di tutti, patrimonio dell’umanità al pari e più di un sito Unesco. Suonarle in un piano-bar, su un palco dentro un grande stadio affollato oppure in un album significa, in una solo apparente contraddizione, rifare i Beatles o chi altri.

La reinterpretazione è tutt’altro. E’ quella magia che accade rarissimamente. E’ una adozione, mettiamola così. Con tutti i crismi e con tutto l’amore che fanno di chi vi è investito un nuovo genitore.

Chissà cosa ne penserebbe il Maestro delle sonorità quasi psichedeliche di C’era una volta il west:

“Uhm, be’, orecchiabili….”, “Deliziosi”, “Nastro sprecato”.

 

 

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