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The Black Crowes: Before the Frost… Until the Freeze

Candeline per i Black Crowes: il ventennio viene festeggiato con un appassionante doppio album di inediti registrato in presa diretta davanti a pochi intimi

The Black Crowes

Before the Frost… Until the Freeze

(2 Cd, Silver Arrow Records)

southern rock

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The Black Crowes- Before the Frost Until the FreezeDopo l’entusiasmante album Warpaint e il suo omonimo Live di due anni fa, i Black Crowes festeggiano i 20 anni di carriera da Shake Your Money Maker con un doppio album di una ventina di inediti e l’arrangiamento di So Many Times di Stephen Stills (Crosby, Stills, Nash & Young).

In verità solo il primo Cd, Before The Frost, è acquistabile dando l’opportunità di scaricare dal loro sito, grazie al codice presente nella confezione, il secondo album Until the Freeze, come ringraziamento a tutti i fans che li hanno supportati in questi due decenni.

Il bello è che questi due dischi sono stati registrati in presa diretta nei Levon Helm Studios di Woodstock davanti ad una piccola platea che di tanto in tanto sentiamo applaudire in sottofondo, lasciandoci un po’ invidiosi di questo privilegio. Il risultato è un’atmosfera rilassata e magica scaturita dal suono acustico che scalda le seggiole di legno di questo locale. Ci si sente un po’ come nel salotto di casa in cui i ragazzi di Atlanta canticchiano per noi ballate di country southern rock morbido e lezioso.

La voce di Chris Robinson è quantomeno perfetta per le canzoni che si specchiano nella vastità della vallata sonora che questo disco illustra nella sua copertina, aperta da una Good Morning quasi dall’aria scherzosa, con inni di Gloria, pennate di banjo e glissate sulle corde da capogiro. I Ain’t Hiding è un pezzo che lascia sorpresi per il ritmo dance anni 70, melanconica Appaloosa, ballad da Brockeback Mountain, rockaccio blues in Kept My Soul,  un po’ beatlesiana la decima traccia di And The Band Played On, e l’armonica finale di Last Place That Love Lives, struggente strappalacrime conclusivo.

Non finisce qui perché come dicevamo troviamo il secondo lato del disco, che si apre con le sonorità folk trascinanti di Amless Peacock, il violino country che la fa da padrone in Garden Gate, e il resto delle canzoni a dire il vero discrete e apprezzabili, ma senza il piglio del primo CD. Un album davvero bello in cui si conferma l’ispirazione che da qualche anno finalmente gira dalla parte dei corvacci.

Web: www.blackcrowes.com

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Luca Paisiello
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