The Album Leaf
A Chorus of Storytellers
(Cd, SubPop)
ambient, electronica, art-pop, post-rock
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Ogni uscita degli The Album Leaf è un piccolo evento per gli appassionati di divagazioni ambientali su strutture pop e post-rock. Stavolta Jimmy LaValle non ha lavorato da solo, come al solito, bensì ha coinvolto tutta la sua backing band nel processo creativo, muovendosi dalla sua San Diego per registrare a Seattle e mixando il disco a Reykyavik con Birgir Jon Birgisson (Sigur Ros). E si sente!
Il trip di A Chorus of Storytellers si apre con Perro, un segnale inequivocabile di cosa ci aspetta in quest’album: glitch, chitarre arpeggiate, un cantato che spesso rimanda a quello dei Black Heart Procession (di cui LaValle è un fido collaboratore, oltre che ex membro dei notevoli Tristeza) senza averne la disperazione, ma può anche ricordare i Death Cab for Cutie. Viole, violini, trame ritmiche ora elettroniche e ora acustiche, (poche) liriche vibranti, pianoforte, elettronica misurata: tutto concorre a produrre questo gioiello.
Separando nettamente le atmosfere delle canzoni strumentali (la maggioranza) da quelle cantate, A Chorus of Storytellers è un disco omogeneo e avvolgente, in grado di proiettare l’ascoltatore in un universo fatto di serenità e della beatitudine che solo la contemplazione sa produrre.
Black Pages, seconda in scaletta, è il pezzo più imparentato con i Sigur Ros, ma paragonare gli Album Leaf alla band islandese sarebbe profondamente ingiusto. Il loro rapporto di parentela potrebbe ridursi a quello di cugini di secondo grado, seppure gli Album Leaf troveranno plausi tra i fans di Jonsi e soci, così come tra quelli dei Postal Service.
L’ambient di LaValle non è mai puramente estetica, semmai puramente cerebrale. Viene richiesto all’ascoltatore uno sforzo mentale per carpirne la bellezza e i contenuti.
Senza ricorrere a facili espedienti, ma allo stesso tempo assicurando una certa facilità d’ascolto, A Chorus of Storytellers si pone come la perfetta colonna sonora per la maggior parte degli stati d’animo. Senza troppe parole di mezzo.
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