Tesseract
Portals
(Kscope)
progressive metal, live streaming album, djent, post-rock, mathcore, tech metal
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A distanza di tre anni dalla pubblicazione dell’album Sonder, la progressive metal band inglese Tesseract rilascia per Kscope la registrazione del suo show intitolato Portals, trasmesso in live streaming a dicembre 2020 dai Lite Up Studios in Inghilterra.
Una performance di quasi due ore di musica, inframezzata da brevi parti recitate, che, causa pandemia e lockdown, si è svolta in una veste del tutto inedita e surreale, senza l’interazione del pubblico in platea: a porte chiuse, per usare un gergo calcistico.
Un live set streaming che vede i cinque cavalieri del progressive metal moderno (Daniel Thompson, Alec Kahney, James Monteith, Amos Williams, Jay Postones) riuniti su un palco, davanti alle telecamere ed in mezzo a giochi di luce e laser, e coinvolti in un mastodontico lavoro dalla grande forza scenografica. C’erano tutti, ad eccezione del batterista Joy Postones, il quale, per ragioni legate alle restrizioni sugli spostamenti, vivendo in Texas, non ha potuto prendere parte al concerto, per cui è stato sostituito da Mike Malyan dei Monuments.
Portals è un’esperienza audiovisiva che confluisce direttamente, in maniera osmotica, nel perimetro stilistico del progressive metal, genere dai confini ben delineati che fa della complessità virtuosistica e tecnica uno dei punti cardine del suo know-how professionale e creativo.
I Tesseract, confermando una tecnica indiscutibile e raggiunta una matura e consapevole identità scritturale, ci accompagnano attraverso quello che può essere definito come un portale visuale, un impianto geometrico e quadrimensionale fatto di luci e proiezioni, riuscendo a condensare un vero e proprio greatest hits di brani più rappresentativi della loro ultradecennale carriera.
Si spazia tra vertiginose e articolate poliritmie progressive, venature djent, granitiche raffiche di riff al napalm, accelerazioni e decelerazioni ritmiche e bombardamento di percussioni marziali e claustrofobiche, controtempi al servizio del tech metal, liquidità cosmiche di fattura Porcupine Tree, tellurici e chirurgici bassi metallici, pasta timbrica melodica, altamente evocativa e con poche parti scream, tappeti sinfonici dalle trame ascetiche, dilatazioni temporali ed atmosfere oniriche, trascendentali, struggenti, misteriose e, a tratti, quasi dolorose, tinte di sonorità e tensioni elettroniche ambient-darkwave dal tocco sentimentale, mistico, lovecraftiano, oscuro e melanconico.
Portals ci regala, dunque, un’altalena emotiva e ricca di sfumature, un luogo di passaggio simbolico tra due stati, tra due mondi, nel contrasto simbiotico tra luce e tenebre, conosciuto ed incognito, ariosità e soffocamento, in uno spazio sacrale diverso da quello da cui si proviene, dove il tutto si svolge all’interno di un coinvolgente mosaico sonico e matrixiano che, nella sua struttura architettonica e in ogni tessera esecutiva e immaginifica, ci proietta in un soundtrack cinematografico dallo sfondo fantascientifico post-bellico, post-apocalittico e distopico.
Tutte queste componenti descrivono la visione spirituale e notturna del mondo contemporaneo secondo la sensibilità dei Tesseract; di una società sempre più alienata, dominata dalle macchine, dalle virtuali dinamiche interattive, dalle barriere culturali, ed avvolta da un profondo senso di confusione, labirintite e disorientamento etico.
Insomma, lockdown e divieto assoluto di manifestazioni artistiche in pubblico (quello fatto da persone fisiche) hanno dimostrato come certi musicisti siano stati in grado di adeguarsi alle condizioni di “nuova normalità” imposte dall’emergenza sanitaria, facendo di necessità virtù e sfruttando in modo produttivo il (rischioso) potenziale dei social network, luoghi virtuali che ormai, di fatto, influenzano quelli reali.
Sebbene nessun compromesso digitale dovrebbe mai sostituire quella che è l’unicità emozionale dell’esperienza della musica dal vivo, nei suoi pregi e nei suoi difetti.
https://www.facebook.com/tesseractband
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