Teo Manzo
Le piromani
(Libellula)
canzone d’autore
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Sessantacinque minuti – più o meno – di canzoni d’autore spalmate in sedici tracce color ruggine, storie e malinconie dai lontani retrogusti di un primaticcio Bennato sognante, Mario Castelnuovo, una stesura artistica poetica d’altri tempi che, come da bugiardino (racconta attraverso gli occhi dell’astronomo Allen Mayer, un mondo parallelo in cui la luna sta per cadere sulla terra, o forse no).
Questa è la visione di Teo Manzo, cantautore milanese, qui al suo debutto con Le Piromani, e questa è la sua delicata tempesta di parole e concetti che fa scivolare delicatamente negli ascolti, suggestioni edificate all’insegna del fuoco sacro dei dettagli che poi compongono l’insieme delle storie che Manzo ci regala.
Realtà, parallelismi, metafisiche e respiri pindarici sono la tara espressiva di questo “poema dell’alto”, un quadro esistenzialista e rapportato senza tante sovrastrutture strumentali, voce, chitarra acustica, tasti, archi e una sensazione completa di favola mischiata alla vita vera che si unisce e amoreggia in sequenze dolciastre, e anche dove l’artista Manzo vi disegna la propria voglia di galleggiarci all’infinito.
Tra le tante il viaggio sfuggente in metropolitana Doors open on the right, una languida chitarra notturna Canzoni brevi e la solitudine rappresa di L’astronave del pirata, il resto vi aspetta per volare in alto, molto in alto. Cantautorato di razza.
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