Technogod / Tack at
Pain trtn ment
(Cd, Mox/Loz Studio)
electro, rock, industrial
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Dopo un periodo di lontananza dalle scene durato 12 anni, dedicato a side projects e nuove sperimentazioni, i Technogod tornano a far parlare di loro con un nuovo album ed un nuovo aka, tack at. Insomma, come dire che il duo originario è sempre lo stesso, ma si arricchisce di amici e sonorità per dare nuova forza a vecchi ideali.
Paint trtn ment sembra quasi uno scioglilingua, ma racchiude nel suo suono duro privato di vocali tutta l’ironia, il sarcasmo e la rabbia che hanno caratterizzato i precedenti album della band. I temi scelti per le canzoni non sono mai banali, al contrario: intorno ad una potente quanto affascinante linea di basso girano liriche dedicate alle annose questioni che tediano la società contemporanea. Black & white parla di quanto l’integrazione razziale sia ancora difficile; The day the world stopped shopping ci mette davanti alla nostra sindrome compulsiva da acquisti; Get close to God (bypass the Vatican) ci ricorda quanto anche la religione sia stata (e lo sia tuttora) strumentalizzata per ragioni di potere.
E ancora, lo scrittore Girolamo de Michele presta i suoi versi e la sua voce a L’Italia mangia i suoi giovani, 8 minuti quasi interamente strumentali per denunciare un paese che non sa sfruttare le proprie risorse umane; le sonorità prendono una virata più industrial in Rock’n’roll Taleban, per spiegarci come anche la nazione più democratica del mondo abbia una mente alquanto limitata, per chiudere con Echelonmyback, riarrangiamento di Police on my back di Eddy Grant, portata al successo dai Clash, su un ritmo che però suona più italiano che British (si odono echi di Bandiera bianca del buon Franco Battiato)
Che dire quindi…ce n’è un po’ per tutti i gusti. Se siete stufi delle solite liriche ‘sole, cuore, amore’ con i Technogod troverete pane per i vostri denti. Soprattutto perché la band riesce a sdoganare tematiche di solito fortemente legate al rap e a portarle verso lidi più elettronici, shakerandole con la giusta dose di rock e funky, dando loro un allure a volte retrò anni ’80, a volte più contemporary rock, a seconda che il cantato sia frutto di una voce maschile (la quasi totalità dei brani) o femminile (Girls just wanna have funk), effettata o pulita, dall’accento inglese, francese (No fun pour moi) o tedesco (The day the world stopped shopping) .
Per tutti quelli che pensano che le minestre riscaldate non valgano nemmeno l’assaggio.
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