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Sons Of Shit: recensione di Freakshow

I mantovani Sons Of Shit cercano di fondere le chitarre balsamiche, tipiche dell’ultimo Tom Morello, con quella che è l'attitudine rap presente nel nostro Paese.

Sons Of Shit

Freakshow

(Overdub)

crossover

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Il crossover è un genere così ampio che vuol dire tutto e niente. Ci sono state e sempre ci saranno varie forme di questo scibile musicale così immensamente attraente, ma anche tanto difficile da realizzare.

I Sons Of Shit, band formatasi nel mantovano, cercano di fondere le chitarre balsamiche, tipiche dell’ultimo Tom Morello (quello dei Prophets Of Rage), con quella che è l’attitudine rap presente nel nostro Paese.

Ne viene fuori un lavoro ibrido che manca, però, di aggressività e mordente. Diciamoci la verità, quando si parla di chitarre sparate a mille e rap, il pensiero va a gente come Downset, Rage Against The Machine e altri baluardi del genere.

Un esperimento ben fatto, che poi non ha avuto la sua giusta prosecuzione, fu quello iniziato dagli Articolo 31 con gli Extrema che diede origine a due vere e proprie molotov come Vai Bello e Mollami. Ecco, secondo chi scrive, i Sons Of Shit, che usano un linguaggio appropriato al genere che li fa sembrare molto tipi da ghetto di Los Angeles, mancano però di quell’impeto che anche il buon Morello pare aver perso da tempo.

Tra un riferimento ai Maneskin (il riff di Venerdì 13 ricorda quello di Zitti e Buoni) e alle ballads tipiche dei Crazy Town (Coca Colt si fa ascoltare più volte), l’album scorre a fatica senza che si possa gridare al miracolo, leggasi un disco che possa essere ricordato da qui in avanti. Eppure tutte le credenziali per far bene ci sono decisamente, ma per essere crossover, come il dizionario impone, bisognerebbe spingere sull’acceleratore, altrimenti si corre il rischio di essere come una Coca Cola sgasata, sempre riprendendo un verso dei mitici Articolo 31. Ecco, ai Sons Of Shit consigliamo di riandare ad ascoltare con profonda attenzione quei due brani interpretati da J-Ax con gli Extrema per poter intraprendere un discorso che a livello testuale è già messo bene. Ora serve girare con delle marce in più nel motore per poter fare qualcosa che in Italia nessuno ha mai voluto intraprendere sul serio, tranne qualche rara eccezione (vedi i S.I.M. provenienti da Pescara). Tentare non costa nulla.

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Francesco Brunale
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