Soft Moon + Maserati
Roma, Circolo degli Artisti, 10 aprile 2013
live report
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I Soft Moon di Luis Vasquez, da one-man-band a gruppo vero e proprio, da noi sono una band amatissima in ambito dark-goth, ma in America sono considerati un gruppo psichedelico e suonano in festival che tengono vivo il concetto di musica “in acido”.
Alla luce di ciò, non sorprende più di tanto, quindi, che a fargli da spalla sono i veterani Maserati, ormai di casa con la Temporary Residence e forti del recente VII, che presentano quasi per intero nel loro tre quarti d’ora di set.
Lo space-post-rock-psichedelico dei Maserati dal vivo scatena entusiasmi. Le due chitarre si intrecciano a meraviglia, il basso pulsa che è un piacere e la batteria, seppure assai semplice, pesta il giusto per dare la carica ai musicisti e al pubblico. I Maserati non sono certo dei geni, ma la loro musica è piacevolissima e specie dal vivo funziona a meraviglia.
Tutt’altro paio di maniche per i Soft Moon. Vasquez impegnato con chitarra, voce e synth, un bassista a creare un tappeto ritmico torbido come la pece e un batterista (diviso tra pelli e batteria elettronica) a costruire labirinti. Il numeroso pubblico romano, con molti goths in prima linea, ondeggia rapito dai brani di Zeros, del 2012, del disco omonimo e dell’Ep Total Decay, affrontato con due brani dilatati, oltre a un brano nuovo di zecca, anch’esso atmosferico.
Ma il pubblico brama i bpm alti che caratterizzano le ultime canzoni, che arrivano quasi tutte verso la fine del concerto, in una specie di crescendo sì emotivo, ma che va a toccare soprattutto il cervello, ormai completamente ipnotizzato dai Soft Moon.
Band ormai molto diversa da quanto vedemmo in azione al PrimaveraSound di qualche anno fa, in cui si presentavano con una sfilata di synth. Stasera, invece, Vasquez non si ferma mai, impegnato in una specie di danza spastica che spesso lo mette spalle al pubblico, con gli altri due musicisti (giovanissimi) a reggergli il gioco. Purtroppo il loro concerto è proprio come l’efficace light show, fatto di luci e ombre. Dove le luci sono rappresentate da molte canzoni mozzafiato e le ombre dalla loro pedissequa riproduzione dal vivo come in studio, con l’aggravante che i suoni della drum machine escono un po’ “fessi”. 50 minuti e la festa finisce; pubblico soddisfatto anche se più entusiasta e vivo per i Maserati (che qualcuno aveva capito/sperato fossero gli headliners) che per i Soft Moon.
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