Smako Acustico
Mandorla
(Cd, Autoproduzione, 2008)
rock acustico
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Un avvio affidato ad un recitativo polivocale. Inizialmente il proseguimento in inglese scade un po’, ma la curva stupore/qualità aumenta. Aumenta grazie agli arpeggi, alla semplicità, alla voce femminile chiara e limpida, alle percussioni fortemente presenti ma non pressanti.
Questo è l’impatto iniziale al quale si va incontro con Mandorla, nata dalla band vicentina Smako Acustico. Il gruppo nasce nel 2000 con l’intento di seguire una rotta musicale basata sulla semplicità e sulle sonorità acustico – vocali applicate al rock.
Mandorla ha il sapore di queste sperimentazioni, di queste fusioni. Sarà che fusione e variazioni viaggiano assieme, sarà che la variazione sembra essere apprezzata dagli Smako Acustico, ma l’album ne è pieno. Da qui, i brani infiniti e tuttavia diversi minuto dopo minuto.
Sono variazioni che a volte fanno storcere il naso e altre volte sorprendono all’improvviso e piacciono, come accade al secondo minuto di Against The Mirror.
Il passaggio da Against The Mirror a Triora 1587 è praticamente inesistente. I due brani si legano in un’unica melodia che non scioglie il nodo e lo porta avanti, fino a raccontare una nuova storia. In questo caso quello di Franchetta Borelli, bruciata sul rogo per stregoneria. Il continuum musicale apre spazio all’essenzialità di un pianoforte e quando il pezzo sembra concludersi torna la voce femminile alla quale segue un sound spagnoleggiante merito della chitarra.
La chiusura inquietante rievoca lo strepitio del fuoco e si scopre subito come una non chiusura. È in realtà un nuovo inizio con sonorità che ricordano paesi del nord.
Triora 1587 si racconta in poco meno di dieci minuti alla fine dei quali sorge un quesito: sarà veramente una sola canzone?
Mandorla , quinto brano dell’album omonimo, riporta all’idioma nazionale e seppur ha qualcosa di déjà entendu, recupera con la poetica testuale e musicale. È con questo brano che scopriamo quanto le sonorità degli Smako Acustico siano legate alla terra.
Lo start dell’album a tutto faceva pensare tranne che ad un evoluzione musicale del genere. All’ottima qualità di registrazione si fondono giri armonici a metà strada tra il rock e la semplicità. Una semplicità che in sole sette tracce vuole raccontare “di roghi e di violenze per un credo e una cultura diversa”.
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