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Slowly Slowly: recensione di Forgiving Spree

L'indie-rock band australiana Slowly Slowly torna in scena con il nuovo album Forgiving Spree: un trascinante emotional rock dall'anima malinconica, con influenze che partono da Journey e Def Leppard fino ai più recenti The Killers e Sam Fender.

Slowly Slowly

Forgiving Spree

(Nettwerk)

indie-rock, AOR, melodic rock, pop rock, college rock

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A distanza di tre anni dalla pubblicazione dell’album Daisy Chain, l’indie-rock band australiana Slowly Slowly torna in scena con il suo quinto lavoro intitolato Forgiving Spree, edito per la prima volta da Nettwerk e anticipato dall’uscita dei singoli All Time, Gimme The Wrench, Love Letters e Forgiving Spree.

“Volevo che fosse un album rock davvero solido, senza riempitivi”, ha dichiarato il frontman Ben Stewart nel comunicato stampa, “tutto è ben confezionato, fatto per il palco, esplosivo!”.

E infatti, con influenze che partono da Journey e Def Leppard fino ai più recenti The Killers, Sam Fender, The Weeknd e War On Drugs, il quartetto di Melbourne rispolvera quell’espressione stilistica di esplicita matrice stadium-rock oriented, ossigenando la formula sonora intrapresa nelle precedenti release per proiettare un genere musicale vecchio di quarant’anni nella contemporaneità. E di cosa parla la contemporaneità musicale? Di retromania, ovviamente.

Insomma, uscire da una comfort zone per entrare in un’altra comfort zone, che involontariamente si avvicina alla metafora dell’acquario presente nel film Big Fish di Tim Burton. Ne consegue un trascinante emotional rock dall’anima malinconica, che prende forma attraverso un orecchiabile ed energico AOR, passando per la melassa melodica di guitar-riff griffati Journey e cori da power-ballad nella versione Def Leppard di Hysteria.

C’è dunque davvero poco di inedito nelle nove canzoni di Forgiving Spree, se non quel volersi immettere sui binari di un rock radiofonico e sferzante sì, ma fin troppo prevedibile, sia nei passaggi più anthemici e pulsanti sia nei rallentamenti di ritmo e nelle atmosfere più introspettive.

Per quanto riguarda invece l’esperienza testuale, ogni traccia trasuda vivere quotidiano e situazioni personali, sospese tra amore, famiglia, perdite e voglia di perdonare (perdonarsi) e lasciarsi il passato alle spalle.

Nonostante certi coretti “whoa whoa” possano risultare piuttosto stucchevoli e demodé, non significa che le strofe debbano essere per forza frivole nei contenuti. Sebbene lo spessore cantautorale lasci un po’ a desiderare, si avverte comunque l’intenzione di scavare a fondo, a conferma di un’acquisita maturità emotiva che gli Slowly Slowly condividono, non solo come segno di rinnovata determinazione verso se stessi, ma soprattutto quale unico modo per coglierne il senso liberatorio.

facebook/slowlyslowlymusic

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