Siren Festival 2017
27 – 30 luglio 2017, Vasto
live report
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Il Siren Festival è una felice anomalia (insieme a pochissime altre) nel’asfittico e spesso fasullo panorama dei festival italiani. Fasullo perché (troppo) spesso s’associa la parola festival a quelle che in realtà sono rassegne che nulla hanno a che fare con l’accezione che la parola festival ha nel resto del mondo (3/4 giorni, più palchi, … insomma, un’esperienza completamente immersiva nella musica). O se va bene in alcuni casi si costruisce un festival attorno a un headliner, associandogli una manciata di band rispettabilissime, ma sempre di piccolo e piccolissimo calibro.
Il Siren, invece, è un festival vero e per di più che nasce come una vera e propria scommessa: un cast internazionale (e italiano), in un centro storico, di una paese, nel centro-sud d’Italia. Per realizzare una cosa del genere (quest’anno alla sua quarta edizione) c’è voluto un americano visionario innamorato dell’Abruzzo e la professionalità di DNA Concerti.
Vasto è un paesone arrampicato sulla cima di una collina e la cui piazza principale è una terrazza sulla Costa dei Trabocchi, mentre ai piedi della collina c’è Vasto Marina. Il Siren Festival si divide fra Siren on the Beach (a vasto Marina, il pomeriggio e a notte fonda) e Vasto paese, col palco principale in Piazza del Popolo, uno secondario nel cortile di Palazzo d’Avalos (giusto a fianco), uno spazio nell’attiguo giardino e uno (ad ingresso libero) nella porta d’accesso al paese. Insomma, come dicevamo all’inizio, un festival “vero” e in piena regola.
Mutuando l’idea originaria del FIB di Benicassim (quando era ancora un festival spagnolo e non come negli ultimi anni una manifestazione inglese a tutti gli effetti, ma organizzata in Spagna), col Siren è possibile organizzarsi una vacanza al mare con dentro un festival, o viceversa.
E come se non bastasse il Siren cerca anche di valorizzare il patrimonio eno-gastronomico locale, con banchi d’assaggio di vini e stand in cui rifocillarsi con specialità locali, fritto di pesce compreso.
Tutto bellissimo, insomma?
Quasi.
La forza e il limite del Siren Festival è proprio nella sua location; è un punto di forza in quanto bellissima, suggestiva e abbastanza comoda per godersi il festival senza troppi chilometri da far percorrere alle nostre gambe. È un punto di debolezza in quanto per la sua natura architettonica la location non permette ulteriori margini di crescita (più di tanto non si può riempire) e se il venerdì è andata tutto sommato bene, il sabato il cortile di Palazzo d’Avalos è stato messo a dura prova, lasciando fuori anche parecchie persone per questioni di sicurezza e perché… era strapieno.
In tutto questo abbiamo ascoltato la piacevole psichedelia West Coast degli californiani Allah Las, l’interessante mix di spoken words, avanguardia ed elettronica di Jenny Hval, i Quattro Quartetti di Emidio Clementi & Corrado Nuccini, l’incomprensibile entusiasmo dei giovanissimi per Ghali, il pop-retrò e un po’ retorico dei Baustelle e…
…e il set industrial-dadaista dei Cabaret Voltaire (ormai ridotti al solo Richard H. Kirk) e la perfezione maniacale delle esplorazioni ritmiche del DJ-set di Apparat.
Ma al Siren Festival 2017 sono passati anche tantissimi altri, i sempre magici Arab Strap e l’incontenibile energia di Trentemøller e band su tutti.
Il festival così com’è – e se vuole rimanere di queste dimensioni – deve decisamente migliorare i collegamenti tra Vasto e Vasto Marina (poche e random le navette) e provare a inventarsi qualcosa per l’accesso/deflusso nei momenti di punta (qualcuno del pubblico ha manifestato qualche nervosismo, ma noi che siamo arrivati per tempo non abbiamo avuto nessun problema e – anzi – personalmente ho apprezzato la discreta meticolosità dei controlli di sicurezza).
Per il resto… ad avercene in Italia altri 10 di festival così! Lunga vita al Siren Festival!
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