Simple Minds
Ultravox
Londra, O2 Arena, 30 novembre 2013
live report
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La chiave della serata sta nel discorso che fa al pubblico Jim Kerr durante il secondo bis, non in programma, il medley Gosthdancing / Take Me to the River / Gloria. Jim ringrazia il pubblico per aver supportato i Simple Minds in tutti questi anni, anzi decenni, e promette che continueranno a fare concerti per sempre, o per lo meno finché vivranno.
Ecco, i Simple Minds sono (e sanno di essere) una macchina da divertimento, una band capace di infiammare i cuori di tantissimi ultra-quarantenni (e non solo) sparsi in tutto il mondo. E gli danno in pasto esattamente le canzoni che vorrebbero sentire. E va bene così. Per tutti.
Ma andiamo per ordine.
Arrivando alla O2 Arena in battello il colpo d’occhio è impressionante. Ma non è nulla rispetto a quello che rivela la struttura da dentro: decine e decine di ristoranti, disco-pub, discoteca, cinema multisala, una mostra permanente sul pop, tutto perfettamente organizzato e a due passi dalla metropolitana. E ovviamente l’Arena, uno spazio enorme e con un’acustica spettacolare. Mentre aspetto l’inizio del concerto faccio un rapido confronto con la situazione italiana in generale e con Roma in particolare: mi vengono i brividi, siamo almeno 20 anni indietro! E facciamo finta di non capire che la Cultura (musica compresa) non c’è niente di male a trattarla (anche) come un’industria. Gli inglesi lo sanno da sempre e i francesi nel primo semestre del 2013 hanno segnato un 4% del PIL proprio con l’industria culturale, che ha fatturato più del mercato dell’auto!
La smetto subito però di sparare sulla Croce Rossa e passiamo alla musica.
I Simple Minds sono in tour per promuovere Celebrate, l’ennesima raccolta di successi che il prossimo maggio avrà compagnia con un DVD registrato in casa, ovvero a Glasgow, il 27 novembre, nel corso quindi di una manciata di concerti tutti in Gran Bretagna e in cui i “nostri” hanno chiamato come ospiti speciali gli Ultravox.
Midge Ure (60 anni lo scorso ottobre e fresco di pubblicazione di un’autobiografia) e i suoi Ultravox si sono ritrovati nel 2009 dopo tanti anni di silenzio per un tour celebrativo, sfociato nel classico disco live e un (deludente) album nuovo di zecca, Brilliant, di cui per fortuna stasera non c’è traccia nella scaletta.
Sì, è vero, gli Ultravox di oggi si vestono come impiegati di banca col sogno nel cassetto di far parte di una band; sì, è vero, sono invecchiati e pure tanto; sì, è vero, Warren Cann (il batterista) è quello che gli anni se li porta peggio. Ma è anche soprattutto vero che sono ancora una band solidissima, protagonista di un concerto che ha fatto davvero venire i brividi di piacere. Midge Ure si divide tra chitarra e tastiere, Chris Cross tra basso e tastiere, Bill Currie tra piano e violino e Cann, come al solito, tra batteria e sequencers. Warren, in particolare, a dispetto del suo aspetto, pesta ancora di brutto le sue pelli ed è quello che stasera s’è probabilmente divertito di più.
Midge Ure dalla sua ha ancora un’ugola d’oro tanto da far scatenare il pubblico in un applauso a scena aperta durante Vienna. Si comincia subito tiratissimi con New Europeans, proprio dall’album dedicato alla capitale austriaca. Sleepwalk ha sempre il suo tetro fascino, One Small Day e Dancing With Tears in My Eyes sono pescate da Lament, e via così per 50 minuti scarsi di successi incasellabili negli anni ’80, ma ormai senza tempo. Quella di stasera potrebbe essere stato l’ultimo concerto degli Ultravox: Ure ha già in programma alcuni concerti acustici e la promozione del suo libro, Currie ha un disco solista appena uscito, Cann non vede l’ora di tornarsene in Canada e Cross di tornare a fare il pensionato di lusso, ma soprattutto sul sito ufficiale non c’è traccia di attività future della band.
Ho perso il conto di quanti concerti dei Simple Minds ho visto, ma ritrovare quella simpatica canaglia di Jim Kerr e il faccione pacioso di Charlie Burchill è sempre un piacere. Un bel light show, la potenza di Mel Gaynor alla batteria, un nuovo bassista, un tastierista ultra-rodato e stavolta anche una corista: stasera, come al solito, i Simple Minds non si risparmiano e mettono in scena una vera e propria Celebrate / celebration degli anni ’80, di cui sono stati orgogliosi protagonisti. A differenza degli Ultravox, le menti semplici hanno però continuato a fare dischi, seppure tra alti e bassi e con frequenza più dilatata, e non hanno mai smesso di fare concerti.
L’apertura è il piacevolissimo pugno in faccia di Waterfront, che lascia il posto a Broken Glass Park, l’inedito che accompagna il nuovo greatest hits e che non ci aveva impressionato nella versione in studio, mentre si presta molto bene ad essere eseguita live. Dopo di che si lascia il posto a un vero e proprio saccheggio degli album New Gold Dream e Once Upon A Time, con alcune incursioni nel passato remoto della band (Love Song, I Travel, The American).
La scaletta della serata in realtà non lascia spazio a troppe sorprese: è pensata per far saltare, ballare e cantare il pubblico, ma anche per stuzzicarlo con una rapida citazione di I Feel Love di Donna Summer che fa capolino in Theme From Great Cities. Quello che ne esce fuori non è una pura operazione-nostalgia, come i più maligni di voi stanno già pensando, ma una conferma di quanto e come i Simple Minds, a dispetto della loro natura squisitamente pop, siano stati e continuino ad essere importanti per le nuove leve di band, con qualche cantante che si sforza di imitare l’ineguagliabile teatralità di Jim Kerr, mentre il personalissimo stile chitarristico di Burchill al momento non ha eredi.
Il bis si apre con una irriconoscibile versione techno-electro di Speed Your Love to Me, per poi lasciare il passo all’apoteosi Sanctify Yourself e Alive and Kicking. Rapiti dall’entusiasmo del pubblico, i Simple Minds arrivano alle due ore di concerto col lungo medley fuori programma di cui vi abbiamo già raccontato in apertura.
Per i Simple Minds vale lo stesso discorso degli Ultravox: tecnicamente molto bravi, non dei mostri, sicuramente con uno stile personalissimo, insieme una bomba ad orologeria che è stata capace di regalarci decine e decine ci canzoni memorabili.
Alle 23 s’accendono le luci, tutti in fila ordinata verso la metropolitana, con personale della O2 Arena e del tube che guidano il pubblico fino alla banchine. In faccia abbiamo tutti stampato un sorriso a 32 denti che proprio non ne vuole sapere di spegnersi.
https://youtu.be/gDKCbqOZZCA
https://youtu.be/iiyxzxQa53g
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