Simple Minds
New Gold Dream (Live From Paisley Abbey)
(BMG)
new wave
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45 anni di carriera e non sentirli, anche e soprattutto grazie a un’attività live senza sosta. I Simple Minds di Jim Kerr e Charlie Burchill da qualche anno hanno rinnovato la band, scatenando più di qualche mugugno per la cacciata del batterista Mel Gaynor, ma tant’è.
Giusto un anno fa, la band scozzese è stata invitata da Sky Arts a registrare una puntata di Greatest Album Live; così è nato questo New Gold Dream (Live From Paisley Abbey), che ora vede finalmente la luce in CD, digital download e vinile rosso.
New Gold Dream, l’album originale, è del 1982 e arrivò al terzo posto delle classifiche UK, trainato da 3 singoli spacca-sassi: Promise You a Miracle, Glittering Prize e Someone, Somewhere (In Summertime), quest’ultimo scelto da Bono degli U2 come uno dei dischi da portare sull’isola deserta, mentre il primo dei singoli era usato dagli U2 come pre-spettacolo.
New Gold Dream (Live From Paisley Abbey) riprende la stessa identica tracklist dell’originale, senza spostare una virgola, suonato dal vivo nell’Abbazia di Glasgow, senza pubblico e quindi senza i classici inviti che quell’adorabile canaglia di Jim Kerr è uso fare in concerto (Let me see your hands).
Big Sleep forse è il brano del lotto che più risente del nuovo trattamento che i Simple Minds negli ultimi anni riservano alla loro musica, con timidi arrangiamenti acustici, nuovi innesti di cori femminili e qualche piccolo barocchismo in più.
Somebody Up There Likes You fa rimpiangere il basso di Derek Forbes (bassista mai abbastanza celebrato e dallo stile unico e inconfondibile), non me ne voglia il pur ottimo Ged Grimes (bassista attuale). Colors Fly And Catherine Wheel conserva il suo piglio squisitamente elettronico (l’abbandono di Michael MacNeil, stanco di andare in tour e intimorito dai debiti accumulati dalla band per il tour di Street Fighting Years, fu davvero una grossa perdita per la band), mentre il capolavoro che dà il titolo all’album non fa rimpiangere la voce di Jim Kerr di 40 anni fa grazie a un’interpretazione lo stesso maestosa, che fa i conti con l’età senza inseguire inutilmente la giovinezza che fu.
Riascoltare oggi King Is White And In The Crowd (ri)dà il giusto peso a un brano che all’epoca sembrava quasi un riempitivo e che invece è pura sperimentazione e che ha tracciato strade poi riprese in altri ambiti/generi.
I peccati di New Gold Dream (Live From Paisley Abbey) riguardano solo chi ha vissuto quella stagione in prima persona, magari da adolescente, e che ripensa a quel periodo in cui ogni settimana usciva almeno un disco da comprare e custodire gelosamente. Chi invece avrà voglia di approcciarsi a quest’album senza guardare al passato col cuore gonfio di nostalgia… beh, troverà un disco in cui il senso dell’ineffabilità della vita rimane intatto, una manciata di canzoni che vanno al di là del tempo e che hanno attraversato gli anni conservando lo stesso fascino.
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