Simple Minds
19 marzo, Roma, Auditorium Parco della Musica
live report
No, non è stato semplicemente un raduno di quarantenni, tirati fuori dalle loro case e costretti a dismettere le ciabatte dal richiamo della band che negli anni ’80 li ha fatti sognare ad occhi aperti.
Non è stata una serata di sola nostalgia, anche se ce n’è stata tanta, semplicemente perché i Simple Minds del 2006 sono vivi e vegeti (Alive and Kickin’) e freschi di un album che non sfigura affatto nella loro discografia. Black and White 050505 contiene pezzi di ottimo pop come Home e Stranger, ma anche brani intensi e suggestivi come Dolphin, quest’ultima canzone proposta in chiusura della prima parte del concerto, dopo una ”never ending” versione di Don’t You, brano che tutti i 2800 dell’auditorium non vedevano l’ora di cantare a squarciagola.
Ma andiamo per ordine. Esaurita già da qualche giorno, la Sala Santa Cecilia offre un colpo d’occhio eterogeneo: uomini e donne abbastanza equiparati, ma anche e soprattutto un pubblico transgenerazionale che a fianco dei già citati ultraquarantenni vede molti giovanissimi (personalmente mi sono commosso nel trovarmi a fianco a una ragazza di non più di 15 anni che conosceva tutte – ma proprio tutte – le canzoni a memoria).
I Simple Minds sono accolti sul palco da un vero e proprio boato. Smessi gli abiti di scena dei tour di cinque lustri fa, oggi si presentano vestiti di semplici jeans e camicia e tutti un po’ ingrassati (Jim Kerr, Charlie Burchill e Mel Gaynor, mentre il discorso non vale per i ben più giovani e neo-assunti al basso e alle tastiere).
L’inizio del concerto è un po’ scontato e affidato proprio alle prime due canzoni del nuovo album, Stay Visible e Home. Assai meno scontata è la successiva East at Easter, da Sparkle in the Rain, album che verrà affrontato più volte nel corso delle due ore di concerto. La frustata elettronica di Love Song scuote dal profondo le comode poltrone in cui il pubblico è costretto, ma bisognerà aspettare Waterfront per veder balzare tutti in piedi e affinché i più coraggiosi si assiepino sotto il palco, aprendo la simpatica e furbetta faccia di Jim Kerr in un sorriso soddisfatto (…adesso è molto meglio …, ha detto in un buon italiano). Pochi attimi e tutto lo spazio sotto il palco si riempie di scalmanati di tutte le età, Charlie Burchill comincia a d aggredire la sua chitarra (fino a poco prima colpita da docili pennellate) e Jim Kerr rispolvera tutto il suo repertorio di pose plastiche, salti e mezze spaccate, non risparmiando strette di mano e sorrisi sinceri, dispensati con un occhio di riguardo alla galleria.
Book of Brilliant Things è simile all’originale, dimentica del magnifico arrangiamento in cui l’avevamo sentita nel 1986 nella marea umana che stipava all’inverosimile il Palaeur; Someone Somewhere in Summertime e Speed Your Love to Me sono delle graditissime sorprese, mentre sembra regnare una specie di maledizione su New Gold Dream, a Roma non suonata nel tour di vent’anni fa, penalizzata da una pessima acustica a Fiesta nel 2002 e proposta in una discutibile versione accellerata e anabolizzata di bassi stavolta, quando non sarebbe necessario cambiare una virgola di un brano che è un vero e proprio Capolavoro (con la ”C” maiuscola).
Passato e presente dei Simple Minds si sono fusi in un concerto memorabile che ha rivelato Kerr e soci come una band in grandissima forma, pronta ad affrontare una vera e propria seconda giovinezza. E il sito ufficiale del gruppo ci conferma lo stato di grazia che stanno vivendo: hanno noleggiato uno studio di registrazione mobile e, mentre il tour mondiale è ancora in pieno svolgimento, stanno già lavorando alle canzoni del prossimo album. Non vediamo l’ora.
La scaletta
Stay Visible
Home
East At Easter
Lovesong
Book Of Brilliant Things
See The Lights
Big Sleep
All The Things She Said
Waterfront
Hypnotized
Jeweller pt 2
Underneath The Ice
Someone Somewhere In Summertime
Speed Your Love To Me
Don’t You (Forget About Me)
Dolphins
bis 1:
Different World
Seeing Out The Angel
New Gold Dream
bis 2:
Stranger
Glittering Prize
Alive & Kickin’
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