Sholi
s/t
(cd, Quartestick/Touch & Go)
indie rock
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Architetture compositive complesse, mai banali, tecnicamente rilevanti sia per le infinite variabili ritimiche messe in gioco sia per l’intreccio con le parti vocali, mai ingombtanti, essenziali, che accompagnano, senza mai esagerare.
Personalmente, il rock ispirato di pezzi come Tourniquet (o November Through June) mi proiettano indietro di oltre dieci anni, fra il cantanto del primo Chris Martin e l’eleganza strumentale dei Radiohead più rockettari di stampo The Bends, per intenderci.
L’intero disco pur suonando piuttosto datato (e chissenefrega) mantine un taglio abbastanza personale, convince, soprattutto per quel suono di chitara graffiante e distorto quanto basta trasversale a tutto il lavoro, oltre che per la capacità di risultare incisivo anche in sezioni più soft, dove l’introspezione dei testi emerge in maniera più evidente, come in Spy in The House of Memories (nei tratti in cui scompaiono i fantasmi noise tipici del decennio in questione).
Pazienza per quella batteria un pò sorda (cosa ne sarebbe stato altrimenti della bella Any Other God), fa parte del mood complessivo di un disco, nuovo e vecchio, ma decisamente di buona qualità.
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