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Seth Borsellini: la recensione di Moodness

Seth Borsellini si presenta al grande pubblico con un debut album davvero interessante. Moodness è una miniera carica di esplosivo, una miscellanea industrial/nu metal sufficientemente oscura e dannatamente energica.

Seth Borsellini

Moodness

industrial metal

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Seth Borsellini- la recensione di MoodnessSeth Borsellini, al secolo Simone Borsellini, cantante e musicista genovese con tre album all’attivo insieme agli Sfregio, due con i Fumonero ed uno spettacolo teatrale ispirato a Il vagabondo di Jack London, si presenta al grande pubblico con un debut album davvero interessante.

Moodness è una miniera carica di esplosivo, una miscellanea industrial/nu metal sufficientemente oscura e dannatamente energica concentrata sulle tematiche importanti dell’umore e della follia (da cui il titolo) che si alternano e si fondono nelle undici tracce presenti.

Seth è una divinità dell’antico Egitto, è il Dio del caos, del disordine, dei deserti, delle tempeste e della violenza, l’anima di Seth dimora in Moodness dove convivono tutti gli elementi citati con una coerenza invidiabile, i momenti intrisi di inquietudine si impastano per osmosi ad altri di una brutalità primitiva, si percepisce chiaro il disagio del vivere quotidiano e la necessità di risorgere, rinascere in altra forma, elevarsi al di sopra di ogni cruccio terreno per mezzo di una metamorfosi inevitabile e necessaria.

Forma e sostanza, concretezza e spiritualità, concupiscenza e astrattezza, un mix stimolante e ricco di suggestioni dal sapore ancestrale.

L’entrée è affidata ad una bruma acustica tra fanciulleschi carillon divorati da una cupa atmosfera degna dei più ispirati film horror e una tensione emotiva che si accende come pira ardente nella naturale propaggine della traccia che segue, Contagion, poderosa e irresistibile, l’impatto è violentissimo, basta chiudere gli occhi per ritrovarsi a bordo di una decappottabile lanciata a 200 chilometri orari su una qualsiasi highway americana, possibilmente di notte, preferibilmente con un umore uguale a quello di chi non ha più nulla da perdere e si schianta contro il primo muro della consapevolezza.

La title track parte slabbrata e finisce tonda, la voce di Seth ricorda a tratti quella di Jonathan Davis così come tutta la struttura del pezzo che tira le cuoia con un ghigno sardonico, una risata ci seppellirà tutti no?

Taste My Hell, secondo singolo estratto, è l’ennesima bomba a mano, doppia cassa strepitosa e linea vocale impeccabile, il video di contorno ci accompagna nel mondo delle umane contraddizioni, tra sacro e  profano, religiosità e messe nere, calici sacerdotali e mele rosse rigonfie di peccato, Seth sembra volerci dire prova il mio inferno, prova a camminare con le mie scarpe, non giudicare ma osserva, capisci e impara: Taste My Hell è una versione estrema dei due opposti che si attraggono… e niente è più salutare e meraviglioso dell’attrazione e della passione tra due persone… Non critico la fede, ma mi pongo alcune domande sulle regole della chiesa sulla libertà di una donna in termini di sessualità.

Needle and Thread, ballad post apocalittica, viaggia su tormentati velieri che attraccano nei suoni granitici di Surface per annegare poi nell’incantesimo pseudo dub di That Fog.

In Chrysalis, primo singolo estratto e biglietto da visita ufficiale del disco, si avvertono le vibrazioni mansoniane degli antichi fasti, quelli di Antichrist Superstar per intenderci, il video crudo e viscerale racconta una pressante urgenza di rinnovamento o forse di resurrezione, le suggestive immagini evocano paesaggi interiori profondi e sofferti.

Triple 6 è il triplo 6 del demonio, six six six the number of the beast urlavano gli Iron Maiden, altra prova di intensità e vigore oltre ogni regola.

Lascio per ultime due ballad incantevoli, chiudere con The Faceless Man è una mossa tattica esemplare ma produrre una traccia come A Thousand Times significa saper fare musica, voce armoniosa quasi angelicata, arpeggio di chitarra delicatissimo, apertura centrale da brividi sulla schiena, doppia cassa che accelera i battiti del cuore, i sensi accesi su un focus passionale e tremendamente voluttuoso.

Non sto a girarci tanto intorno, Moodness è un bel disco, studiato nei dettagli, suonato con maestria, arrangiato bene e cantato meglio, un disco senza dubbio capace di raggiungere e convincere anche i non appassionati del genere, in fondo la musica è principalmente emozione e qui ne troverete a secchiate.

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