Sestomarelli
Fra l’amore e il rumore
(Junkfish Records)
folk, country
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Provate a immaginare di avere in mano un bicchiere e di mescolare al suo interno i seguenti ingredienti: il folk alla Woody Guthrie, il country alla Garth Brooks, un pizzico di Chieftains e Goran Brekovic, alla fine avremo i Sestomarelli e il loro nuovo album Fra l’amore e il rumore.
Devo essere sincero, quando mi sono avvicinato a questo gruppo ero un po’ scettico perché da milanese per me Sesto Marelli non è altro che una fermata della linea rossa della metropolitana, ma poi quando ho ascoltato l’album, mi sono dovuto ricredere e a oggi posso affermare con certezza che i Sestomarelli sono una delle realtà più interessanti nel panorama indie italiano.
Il gruppo in realtà non è una novità assoluta nella discografia italiana, risale al 2013 il loro primo album e a questo sono seguiti altri quattro lavori che si sono distinti sempre per una costante ricerca di originalità.
Il nuovo album Fra l’amore e il rumore, rispetto ai lavori precedenti, evoca atmosfere più vicine al rock pop e il primo singolo estratto (Urgente) ne è la prova. Un brano che pare essere autobiografico, un brano dove l’urgenza e l’impossibilità di perder tempo sono elementi fondamentali della vita di un musicista. Anche l’essere fedeli ad una linea, coerenti con il proprio vissuto e il non tradire chi, fino ad ora, ci ha seguito sono temi presenti nei restanti brani, come ad esempio nei brani Un padre disse al figlio e Se Voli che forse sono le canzoni più simili ai lavori precedenti della band.
Si trovano, qua e là, riferimenti culturali e tributi a scrittori e band che fanno parte del background della band. Ne sono un esempio Piombo su Milano ispirata alla saga del giornalista detective Gabriele Sarfatti nato dalla penna dello scrittore ligure Gianluca Ferraris.
I Ragazzi di Villa Inferno non è altro che la versione italiana di Boys from the County Hell degli irlandesi Pogues (forse il gruppo di maggiore influenza dei Sestomarelli).
Miss Christina s’ispira allo scrittore rumeno Mircea Eliade e infine l’album si chiude con Ballata Nuziale che si rifà a Bridal Ballad di Edgar Allan Poe.
In sostanza questo disco, rispetto ai precedenti album, è frutto di un lavoro più corale e più collaborativo, dove tutti i membri della band hanno partecipato alla stesura, agli arrangiamenti e alla produzione. Uno sforzo che si sente e che viene premiato dall’ottimo risultato e che fa prevedere per la band un futuro roseo e magari un po’ più lontani dalla scena indie.
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