Selton
Selton
(Cd, Antistar/Self)
beat, blues
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I Selton hanno una loro precisa identità, ma questa identità di stile non è vittima di se stessa, del suo ripetersi in quanto identità. Stupiscono infatti negli improvvisi silenzi musicali, nelle metriche che d’improvviso cambiano il corso del brano, nelle bizzarrie e nella forte componente auto-ironica.
Se i primi tre brani (Passero, Anima leggera, Be water) non riescono, almeno secondo il giudizio critico del sottoscritto, a dare granché per quanto concerne gli aspetti suddetti e specie per una troppo evidente vuotezza nell’arrangiamento degli stessi (le idee non sono niente male, ma la mano di un arrangiatore serio era in questa sede indispensabile), i Selton si riscattano immediatamente coi brani 4, 5 e 6 (Testa quadrata, Io voglio cambiare, Nuoto, nuoto e niente più), che denunciano una fortissima originalità nella concezione struttiva degli stessi, e dove non a caso gli arrangiamenti sono di gran lunga più curati. Bellissimo l’inserimento della voce femminile narrante nel bel mezzo di Testa quadrata, che rimanda nelle mie memorie alla Amanda Lear coi CCCP in Voulez vouz.
Peccato poi per un brano melenzo come Per favore dica il suo nome che, nonostante la presenza dell’auto-ironia, risulta stantio e, come per i primi tre brani dell’album, poverissimo nell’arrangiamento. Se infatti i coretti (abusatissimi in questo disco come raramente altrove, eccezion fatta per quel filone italo-americano della canzonaccia di consumo nell’Italia degli anni ’60) sono ultra presenti, da soli non possono certo ovviare a carenze di una certa significatività.
La qualità ritrova la strada di casa nel brano Non lo so, che veramente è di grande interesse nella costruzione, nelle parole sognanti e nebbiose (e già il titolo funge in questo caso da manifesto programmatico di questa fumosità), nell’inserimento dell’elettronica con un disegno melodico fatto di piccoli incisi saltellanti e di sicura ed efficace ironia, componente caratterizzante l’intero lavoro.
Bello davvero infine il testo del brano Astronauta netturbino, che lancia messaggi di un certo livello esistenziale, di una certa riflessività, che denuncia insomma una certa preparazione “umana” da parte dell’autore. Ma non è solo il testo a far parlare di se questo brano, che gode infatti di una certa perizia armonica, di una certa ricerca da un punto di vista della caratterizzazione espressiva data dalle armonie.
Dunque bello questo lavoro, nonostante le carenze denunciate qua e là ma delle quali son certo fossero consapevoli, entro una certa misura, gli autori stessi.
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