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Seabear: We Built a Fire

Un disco che fa pensare all'Islanda come ad un'isola di fronte alla costa di San Diego o ad una collina sul front range delle Montagne Rocciose

Seabear

We Built a Fire

(Cd, Morr Music)

indie-pop

[starreview tpl=16]

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Islanda, terra di ghiaccio e fuoco, e di musicisti con una vena malinconica inesauribile.Da solitario qual’era, Sindri Már Sigfússon si è trovato a gestire un gruppetto di sei persone, ed ognuno ha voluto dire la sua. Lui è riuscito a gestire bene la voglia creativa degli altri componenti.

Il disco è molto piacevole, nella sua semplicità. Non ci sono suoni o sonorità mai ascoltate prima. I suoni sono però bene amalgamati con le voci. Pensi all’Islanda e pensi al freddo, ascolti i Seabear e ti immagini giornate di sole primaverili. Forse riescono a creare queste atmosfere perché sono ciò che cercano e che loro desiderano ricreare. O forse sono solo io che penso che il territorio influenzi la musica di chi lo abita! Colpa dei Sigur Ros, che con questo disco hanno poco a che vedere!

Alcuni brani sembrano creati da una comunità di nordeuropei che si è trasferita nelle terre di conquista e di frontiera del Colorado o del Wyoming, altri più verso il sud della California!

La bellezza di questo disco è che non ci sono cali di tensione, è perfettamente continuo, le emozioni si alternano ed alla fine il senso di positività ed ottimismo è quello che pervade maggiormente. Non sono sicuro di avere una canzona preferita rispetto alle altre, se costretto direi In Winters Eyes.

In sintesi un bel disco, semplice, suonato bene ed emozionante. Grazie!

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Antonio Viscido
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