Ryoji Ikeda
Ultratronics
(Noton)
glith, experimental, abstract electronica
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Classe 1966, l’artista multimediale Ryoji Ikeda è noto per le sue perfomance che combinano luci, immagini e suoni volti ad elettrificare le coscienze della platea. Equamente diviso tra Parigi e la sua città natale Kyoto, Ikeda balzò agli onori delle cronache con Spercodex (2013), un vero e proprio attentato uditivo e di cui questo nuovo di zecca Ultratronics riprende la grafica, armonizzandola con le uscite della Noton (l’etichetta personale di Alva Noto).
In realtà Ultratronics è una raccolta di materiale composto e registrato nel passato remoto di Ikeda e nel suo presente, ovvero tra il 1989 e il 1999, saltando poi al periodo 2012 – 2022 (materiali in buona parte usciti e malamente distribuiti dalla sua Codex Edition, nonché oggetto di sfrenate manie collezionistiche).
L’album ad ogni modo non soffre più di tanto di eccessiva eteregeneità, bensì riesce a scuotere l’ascoltatore dall’inizio alla fine a furia di codici binari, copy&paste di suoni presi da chissà dove (ricordate Oval?) e maniacali minuzie che reclamano il ruolo di protagonista.
In poco più di 30 anni di carriera, il nostro ha mandato in crisi molti woofer degli appassionati che gli si sono avvicinati a impianto leggero e questo Ultratronics non fa eccezione, beandosi di una dinamca eccezionale e di una risposta in frequenza che copre tutto lo spettro del’udibile (e oltre!), rendendolo non dico inutile – ma quasi – l’ascolto che non sia con attrezzature di alta qualità.
Ikeda produce musica matematica, computazionale, influenzata dai suoi studi di astronomia, ma col risultato squisitamente umano, una sorta di robusta scossa elettrica / elettronica che colpisce sia il corpo e sia la mente.
Il teaser trailer di Ultratronics, di Ryoji Ikeda
Le tracce non hanno nomi, ma sono identificate da numeri, da 00 a 16, tutte caratterizzate dall’assoluto controllo su glitch, raster e sinusoidi, anche con abbondanti influenze dall’industrial americano e dalle ultime cose degli Autechre (Ultratronics 07 su tutte), ma anche dal suo padre putativo Alva Noto (Ultratronics 12).
Se non conoscete Ryoji Ikeda questo Ultratronics è un ottimo modo sia per entrare nel suo universo sonoro, se già lo conoscevate con questo disco avrete di che leccarvi i baffi, oltre ad avere l’opportunità di fare i conti con le sue influenze.
Ultratronics
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