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Rolo Tomassi: Cosmology

I Rolo Tomassi sdoganano l’altra faccia dell’Inghilterra, quella nascosta da anni di lustrini e cantautori alternativi. Siete pronti a farvi sconvolgere dal sound di questi cinque sudditi della Regina?

Rolo Tomassi

Cosmology

(Cd, Hassle Records)

mathcore, hardcore

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RoloTomassi_CosmologySheffield – RU: decisamente uno di quei posti in cui non ti aspetteresti di trovare una band mathcore, genere senza dubbio poco affine alla terra della Regina e alla sua storia, più incline a influenze glam, indie e persino punk. E invece è proprio questa la patria dei Rolo Tomassi, che a due anni dall’esordio cercano la consacrazione con questo album. E la trovano: direttamente al n. 138 della UK Albums Chart.

Cosmology ha una partenza fortemente destabilizzante: Katzenklavier è un intro strumentale in puro stile synth, componente questa solo marginale nel complesso e articolato sound della band. Bastano però un paio di minuti, scanditi dal fluido e ininterrotto passaggio ad Agamemnon per riportare l’orecchio a sonorità più consone e catapultare l’ascoltatore in un vortice hardcore di virtuosa ricercatezza.

Tuttavia, quel senso di instabilità iniziale non ti abbandona mai dal tutto e ti tiene continuamente su una corda musicale dal filo molto sottile. Brani apparentemente hardcore virano d’improvviso verso tonalità più dreamy, vagamente eteree, fortemente influenzate dalla scena indie nordeuropea. Party Wound e French Motel acquistano una leggiadria senza eguali, grazie anche alla voce di Eva Spence, capace di vomitare rabbia e isteria come di recitare dolci versi con toni flautati.

Dopo una spicciolata di canzoni tutte incentrate su questa incredibile capacità di variare il suono in modo così netto all’interno di un unico brano, arriva Cosmology, title track dell’album e innegabile punto di forza. Le tastiere aprono questi oltre sette minuti in modo molto soft, per poi schiudersi all’incedere della batteria, che entra piano senza sconvolgere i ritmi. Quando la strumentazione intera vira verso l’hardcore, ecco inserirsi la voce, potente e graffiante, a dare corpo alla canzone, che si concluderà con un lungo finale strumentale da manuale.

Viene da sorridere pensando ai nostri genitori che dicevano che non era musica quella robaccia lì, che non fanno altro che urlare. Si ricrederebbero anche loro davanti al virtuosismo e alla versatilità dei Rolo Tomassi.

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Simona Fusetta
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