Rohmer
Rohmer
(Cd, AMS-Vinyl Magic 2000/BTF, 2008)
ambient, progressive, rock, jazz
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C’è un pò di tutto in Rohmer: musica classica, elettronica, jazz. A cominciare da Angolo 1, un intreccio indissolubile tra piano, chitarre, archi e fiati, lieve e tormentato; si prosegue con il ghiacciato Ecran Magique, tagliente e misterioso, tra campanelli argentini e cori lievi ed eterei, che ipnotizzano in un clima intrigante e sognante.
Lhz, traccia lunghissima e monumentale procede, microcosmo dell’album nel suo complesso, per rarefazioni e addensamenti, scatti e frenate, dialoghi e silenzi. Gli accenti di Wittgenstein Mon Amour 2.12 sono più acuminati e tesi per un brano vibrante e a tratti molto cupo, suggestione ripresa dal funereo organo di e dalla malinconica e profonda viola di Angolo 2.
Dopo la parimenti intensa Metodiche Di Salvezza, con fiati, pianoforte e voci di sottofondo, arriva la traccia infinita Elimini-Enne, ventidue minuti taglienti ed ipnotici in un continuo inseguirsi ed arrestarsi di voci, suoni, pensieri, che si mescolano ed accelerano per poi distorcersi e sfilaccirasi.
Una singolare esperienza il suo ascolto, perchè Rohmer è un lavoro intenso e suggestivo, sempre in sospeso ma in cui nulla è lasciato al caso. Se da un lato è criptico e cerebrale, dall’altro porta alla luce sentimenti e immagini molto intimi e soffusi di una dolce malinconia.
I contrasti di cui vive l’album, tra stasi e silenzio e i variegati suoni in continuo movimento, serpeggiano sotto un velo di calma apparente, che mantiene misurata l’inquietudine.
Tra citazioni colte – a cominciare dal nome della band che richiama direttamente il cineasta francese, agli indecifrabili titoli dei brani, ai versi di John Keats in V., all’algido artwork del cd – perizia tecnica e una ampia gamma di sonorità e timbri diversi, tutto contribuisce a creare una atmosfera rarefatta, intima, distesa ma dotata di sottili increspature che minacciano di rompere ogni precario equilibrio.
I Rohmer sono Agostino Macor (piano elettrico, mellotron, sintetizzatori, organo), Boris Valle (pianoforte), Mau Di Tollo (batteria, percussioni e chitarra acustica), Fabio Zuffanti (basso e loops), ex membri del gruppo progressive/sperimentale Finisterre.
Numerosi gli ospiti che suonano nell’album e ne rendono le sonorità così caleidoscopiche: Claudio Castellini, Angela Pellino e Andrea Celeste (voci e recitativi), Marco Moro (flauto traverso e flauto basso), Michele Bernabei (tromba), Edmondo Romano(clarone e sax soprano), Osvaldo Loi (viola) e Sergio Antonazzo (chitarra elettrica).
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