Roger Waters
Padova, Stadio Euganeo, 26 luglio 2013
live report
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A 29 anni mi sono trovata diverse volte a sognare di essere nata almeno un ventennio prima per vivere i miei artisti preferiti all’apice delle loro forze. Beh, il 26 luglio per la prima volta sono stata fiera di questo ritardo temporale: perché The Wall, l’immensa opera rock a firma quasi esclusiva di Roger Waters, storico bassista e cantante dei Pink Floyd, è uno spettacolo unico che nel corso di questi 30 anni è diventato ancora più mastodontico e indimenticabile, musicalmente perfetto.
Ma andiamo con ordine. L’afa struggente che ci attende allo Stadio Euganeo di Padova passa immediatamente in secondo piano appena varcati i portoni: un inconfondibile accenno di muro bianco lungo 160 metri accoglie i 42mila fortunati che hanno scelto di vivere questo evento, dagli irriducibili fans, ai curiosi, alle famiglie con bambini. Un palco mastodontico, che faceva presagire il meglio.
Alle 21.30 precise lo show ha inizio e anche i più indifferenti sono rimasti involontariamente a bocca aperta: un turbinìo di suoni e di voci, uno spettacolo pirotecnico al di sopra di ogni ragionevole presagio, i martelli che marciano sulle note di Spartacus, prima metafora dell’oppressione della guerra, il pupazzo Pink ed un aereo che si schianta dritto sul palco generando un incendio sono il biglietto da visita di Roger Waters e della sua In the Flesh. Da lì in poi il muro inizia a prendere forma e vita, diventando il principale attore dello Show (la maiuscola è d’obbligo).
Il viaggio di The Wall, autobiografico e metaforico di Waters, ha inizio: la morte del padre in battaglia e le migliaia di morti innocenti che la guerra miete da sempre sono il carico emozionale che ripercorre tutto l’opera. L’inconfondibile Another Brick in the Wall, cantata da un orgoglioso ed invidiatissimo coro di bambini di Padova, ricorda che “Fear builds Walls”. E poi lui, Waters, che dedica in un perfetto italiano e con un tono carico di rabbia tutto il concerto alle vittime “del terrorismo di Stato”.
L’opera si snoda in un vortice di emozioni che difficilmente un altro show potrà regalare: i pupazzi giganti e i video emozionali ed originali raccontano la follia di un mondo votato alla guerra, all’odio, alla paura delle diversità e al consumismo sfrenato. I simboli fanno riflettere, ed ecco che nel pubblico ci si ritrova emozionati e con gli occhi lucidi guardando una bimba che ritrova il papà appena rientrato dalla guerra, incazzati e anche un pò colpevoli vedendo quanto siamo votati al consumismo e immersi nei nostri muri invisibili.
Dopo la struggente Comfortably Numb l’opera si conclude con i mille mattoni del muro che cadono, abbattendo idealmente le paure di Pink-Rogers.
Le canzoni di The Wall sono storia, così come rimarrà storia Roger Waters e la sua genialità impareggiabile nel pensare e strutturare un’opera così mastodontica ma attuale, da 30 anni.
Volano letteralmente le due ore di spettacolo e alla fine ci si ritrova partecipi di un evento incredibile, fortunati e anche più ricchi perché consapevoli che il mondo è pieno di muri da buttare giù.
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