Come ogni anno, anche al termine di questo nefasto 2020 la redazione di Rockshock ha voluto stilare una playlist di brani tratti dai migliori album recensiti per voi in questi dodici mesi.
Queste le scelte di ogni redattore.
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Massimo Garofalo
ALVA NOTO: XERROX, VOL. 4
Alva Noto ridefinisce e sposta in avanti il concetto di ambient music a-la Vangelis, scolpendo nel silicio suoni ora solenni, ora ariosi, sempre infarciti di glitch. Carsten Nicolai piega la pura l’estetica del suono a vantaggio di una infinità di spunti di riflessione. La declinazione nella dimensione del live multimediale (come dimostrato a Roma usa anche l’audio multi-canale non semplicemente per stupire, bensì per fornire ai fortunati astanti una esperienza completamente immersiva. Per ottenere lo stesso effetto in casa… l’ascolto in cuffia è altamente consigliato.
AGNES OBEL: MYOPIA
L’artista danese di stanza a Berlino stavolta si bea del prestigio della Deutsche Grammophon, che la ospita nel suo catalogo per questo Myopia. Il suo è un art-pop sofisticato, ricercato, originale e pronto a riflettere qualsiasi stato emozionale dell’ascoltatore che vi investirà tempo e attenzione.
OVAL: SCIS
Chi aveva paura che l’IDM fosse finita e archiviata, col nuovo lavoro del tedesco Markus Popp (aka Oval) non solo si dovrà ricredere, ma si troverà alle prese con un album in cui suoni elettroacustici s’innestano su tappeti di glitch e complicate trame ritmiche, impreziosendo la narrazione squisitamente elettronico-digitale del ‘nostro’ che – caso più unico che raro – riesce a ‘piegare’ i software al suo storytelling squisitamente strumentale.
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Luca Paisiello
GIORGIO CANALI E ROSSOFUOCO: VENTI
Un doppio album figlio della pandemia che incita a porsi delle domande e a non rimanere inermi, attraverso incursioni sonore vibranti cantando di ingiustizia e di amore. Ne usciremo migliori? Per Canali sembra proprio di no.
ZEN CIRCUS: L’ULTIMA CASA ACCOGLIENTE
Tra rifugio e prigione, il nuovo disco degli Zen scava nell’animo umano raccontando delle paure e della difficoltà di comprendere la realtà in cui viviamo, tra immaginari viaggi nel tempo, trovando dentro noi stessi la perfetta zona di comfort.
ZIDIMA: DEL NOSTRO ABBRACCIO OSTINATO IN QUESTA CREPA IN FONDO AL MARE
7 storie di 7 personaggi cantati con rabbia e furore da questa band milanese, illustrando con sonorità acide e corrosive di stampo hardcore conflitti, inquietudini e amori sofferenti.
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Andrea Musumeci
RUSSO AMORALE: EUROPE
Senso di inquietudine, una fragile profondità emozionale, storie di vita vissuta, giochi di parole e melodie cupe ed ipnotiche sono le linee guida introspettive che ci accompagnano in questo percorso energico, poetico, sofferto e cantautorale, contraddistinto da toni teatrali, in cui fuoriesce tutta L’Emergenza di Emergere da parte di Russo Amorale.
CALUVIA: INSANE
L’EP d’esordio dei Caluvia si sviluppa attraverso le accordature basse e ronzanti tipiche della tradizione stoner californiana, tra sonorità di origine southern, riff psychedelic blues di matrice anni Settanta, frenetiche jam session tribali e le fluttuanti atmosfere lisergiche provenienti dalle lande bucoliche senesi.
EL ROJO: STONER ROCK: EL DIABLO ROJO
Il quintetto heavy blues di Marano Calabro diluisce gli effetti psicotropi dei precedenti episodi discografici accelerando e rallentando l’intensità del proprio sparito strumentale, generando un’esplosione caleidoscopica magnetica e cangiante, che si estende dalle scosse telluriche heavy della sezione ritmica alle scariche di pedali fuzz grooveggianti e ronzanti di kyussiana memoria.)
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Simona Fussetta
THE STROKES: THE NEW ABNORMAL
Perché nonostante sembrassero destinati a finire nel dimenticatoio, sono tornati con un album senza pretese e aspettative, orecchiabile, scanzonato ma al contempo introspettivo, che rielabora il sound degli anni ‘70/’80 per suonare sorprendentemente moderno e attuale.
BEAT HOTEL: BEAT HOTEL
Perché LP di questo collettivo britannico è un concentrato di storia della musica, lontano anni luce dalle logiche di mercato. E si sente.
TRICKY: FALL TO PIECES
Forse seppure possa sembrare l’album più fruibile di Tricky, in realtà è l’ennesima espressione di un artista che non è rimasto intrappolato in un cliché musicale, e che proprio per questo non solo ha ancora tanto da dire, ma non ha nemmeno paura di cercare il compromesso.
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Francesco Brunale
RICHIE KOTZEN: 50 * 50
Perché è semplicemente il musicista più sottovalutato della terra. Magari suona come Hendrix, magari canta come Cornell, magari fa musica sentita e risentita, ma in un mondo in cui viene considerato genio Achille Lauro, mi domando cosa possa essere uno che registra da solo 50 canzoni in sette giorni. Forse un mediocre, conoscendo gli standard al contrario della musica attuale.
GEGÈ TELESFORO: IL MONDO IN TESTA
Il Mondo In Testa è un lavoro variegato, spettacolare, in cui si sentono e si apprezzano notevolmente tutte le influenze musicali che hanno caratterizzato Telesforo che, oltre ad essere un musicista di qualità, è anche presentatore, giornalista e critico di elevato spessore. Una boccata d’ossigeno e di libertà totale.
A CRIME CALLED: A NEW PATH
Ascoltare un gruppo italiano come se fosse americano da anni è sempre piacevole. Niente di nuovo, nessuna invenzione, ma un pugno di belle canzoni.
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Elisabetta Laurini
THIS ETERNAL DECAY: SILENCE
Silence, il secondo capitolo dei This Eternal Decay, è un disco nero come la pece con qualche guizzo di solarità sempre tenuto a bada dal concetto di fondo, il tema della solitudine interiore in un mondo sempre più connesso digitalmente tradotto in un mix esplosivo di dark wave, synth wave e industrial. Il disco della maturità creativa, del raggiungimento di uno stile personale ben definito, un disco capace di emozionare nel profondo.
I LIKE TRAINS: KOMPROMAT
I pionieri di Leeds, I Like Trains, tornano dopo 8 anni di silenzio, con un full lenght sorprendente e pieno zeppo di denunce politico/sociali. “Kompromat” offre infiniti spunti di riflessione, induce alla rivolta e alla coscienza critica attraverso l’unica arma rimasta, la consapevolezza. Un disco da comprare, leggere e consumare fino all’ultima parola scandita, fino all’ultima sfumatura sonora, un disco destinato a rimanere nel tempo.
BAMBARA: STRAY
La sorpresa del 2020 si chiama Bambara, il loro concept album “Stray” ti accompagna in una dimensione noir che pullula di vagabondi, emarginati, amanti febbrili e criminali da quattro soldi, sui quali pende una condanna pesante e inevitabile, quella di doversi sbattere per sopportare l’affanno dei giorni con la disperazione che grava come un’incudine. “Stray” è un disco tormentato, storto, ricco di guizzi creativi e ballad travolgenti che denunciano la resa, un disco ombroso e profondo, aspro e spesso impenetrabile.
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Alberto Maccagno
ANE BRUN: AFTER THE GREAT STORM
La quiete dopo la (grande) tempesta. La cantante norvegese, ma svedese d’adozione, torna con un album eccezionale, carico di stupore e di meravigliata leggerezza. Ane Brun mescola le influenze vocali di Kate Bush con la consapevolezza sociale di Bjork, per poi filtrare il tutto nel trip hop dei Portishead. In After The Great Storm si alternano atmosfere rosee e sognanti a interpretazioni malinconiche e sofferte, le quali conferiscono una marcia in più a quanto proposto dalla cantautrice nord-europea.
CAROLINA BUBBICO: IL DONO DELL’UBIQUITÀ
Ciò di cui il pop italiano ha bisogno… e forse non lo sa. Carolina Bubbico presenta un disco divertente e coinvolgente, tributante della cultura musicale africana e afroamericana in tutte le sue forme (jazz, funk, disco, hip hop, tradizionale). Ovviamente, non manca uno sguardo attento alla tradizione nostrana per quanto riguarda le melodie e le stesure vocali. Carolina Bubbico si dimostra, dunque, un’artista abile nel far convivere mondi, anche
(apparentemente) molto lontani fra loro, con gusto e rispetto.
EMANUELE VIA & CHARLIE T: RESINA
Un disco di rara bellezza. Struggente e vitale in ogni suo capitolo, quanto proposto da Emanuele Via e Charlie T è un lavoro in cui abbandonarsi ai pensieri, alla dolcezza e alla malinconia.
Un album spazioso e fatto di immagini, manifesto (più o meno volontario) di appartenenza alla musica più essenziale e primordiale, tributante delle piccole cose, della natura e degli stati d’animo, abilmente narrati attraverso composizioni classicheggianti e avvolgenti.
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Chiara Profili
OZZY OSBOURNE: ORDINARY MAN
Cercando redenzione per una vita dominata da eccessi e sregolatezza, Osbourne realizza che la fine che faremo è la medesima per tutti quanti.
PAUL MCCARTNEY: MCCARTNEY III
Se le connaturali doti compositive di McCartney sono da decenni cosa più che nota, resta comunque da considerare che, nella spontaneità e nella sincerità di questi brani, vi è la chiave per un successo durevole nel tempo.
SMASHING PUMPKINS: CYR
Gli Smashing Pumpkins 3.0 mettono in piedi una dichiarata “operazione nostalgia”, per mezzo di una retrospettiva storico musicale che prosegue quel percorso di crescita e ricerca sonora cominciato già con Adore e Machina, discostandosi sempre di più dal genere heavy rock alternativo che li aveva resi famosi negli anni Novanta.
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Michele Larotonda
GULINO: URLO GIGANTE
Dopo essere stato la voce storica dei Marta su Tubi, Giovanni Gulino torna sulle scene con un album pieno di poesia e musica evocativa che fa tanto bene a questo periodo così burrascoso.
SAMUELE: CINEMA SAMUELE
Il cantautorato non è morto, anzi è vivo e vegeto e gode di ottima salute. Bersani torna dopo sette anni e dimostra che la musica non è solo intrattenimento, ma terapia e salvifica.
RITMO TRIBALE: LA RIVOLUZIONE DEL GIORNO PRIMA
La rivoluzione del giorno prima è stato l’album più atteso di questo 2020, perché i Tribale hanno lasciato un vuoto vent’anni fa e con questo album tornano graffiare come se il tempo non fosse mai passato.
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Fabio Busi
POPULOUS: W
Il producer salentino in questo 2020 piazza un colpo da 90. Un concept album dedicato all’universo femminile. Elettronica di stampo internazionale e di gran classe. Un brano su tutti la bellissima Roma.
DUEVENTI: HOW
In un anno dove soprattutto all’estero c’è stato un gran ritorno alle sonorità jazz ecco anche gli italianissimi Dueventi con le loro sonorità downtempo e modern jazz che a più riprese si avvicinano al sound di Kamasi Washington.
PIA FRAUS: EMPTY PARKS
Abbandonato lo shoegaze dei primi lavori, gli estoni Pia Fraus stupiscono alla distanza con un indie pop molto orecchiabile da ascoltare più volte.
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