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Rikochet: recensione di Kinaesthesia Empathia

I Rikochet si dimostrano pienamente maturi e il loro Kinaesthesia Empathia non fa prigionieri, ricco com'è di sfumature interessanti.

Rikochet

Kinaesthesia Empathia

(Andromeda Relix)

rock

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Se qualcuno cerca un disco dalle sonorità alternative anni novanta, mescolate all’attitudine strumentale dei grandi gruppi seventies, con i Rikochet troverà pane per i suoi denti.

La band, messa sotto contratto dalla sempre arguta Andromeda Relix, non fa prigionieri con Kinaesthesia Empathia, un album ricco di sfumature interessanti e pregno di ottime canzoni in cui la melodia rimane la protagonista assoluta.

Il trittico iniziale formato da My Own Private Intersection, Not Just Yet e Red Velvet può essere preso come fondamentale manifesto dell’intero album. La prima delle tre canzoni qui indicate ha un ritornello che si schianta nella mente e non ne vuole sapere di andar via. La seconda, invece, è una traccia molto solida che sfocia in un vero e proprio hard rock di maniera, mai scontato e banale. L’ultima traccia delle tre, di contro, ricorda i primi U2, quelli di Boy e October, tanto per intenderci, che sono stati irripetibili e che vengono citati soprattutto nei suoni della chitarra che fa il bel verso a quella caratterizzante di The Edge.

Poi ci si addentra in territori più prog, perché la titletrack, con i suoi oltre sette minuti e mezzo di durata, spazia dagli Uriah Heep sino ai Deep Purple e ha il pregio di non annoiare grazie a delle soluzioni mai banali.

Ci sono anche momenti più “radio oriented” come dimostra l’efficace Feel Life che è il pezzo che avremmo voluto fosse stato scritto negli anni novanta dai Simple Minds e che, invece, ci propongono con grande maestria i Rikochet.

Se Unknown Consequences ha un’andatura molto viaggiante, Empirical Break, di rimbalzo, ha un’ariosità che trasporta l’ascoltatore.

A chiudere il quadro sonoro ci pensa il lunghissimo viaggio rappresentato dalla strepitosa Missing Ring che racchiude tutta l’arte di una band, capace sia di suonare da paura e sia di far sognare chi si imbatterà in un lavoro completo sotto tutti i punti di vista.

Mai come in questo caso si può affermare che maturità e classe vadano proprio a braccetto.

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Francesco Brunale
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