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Red Lights Flash: For Your Safety

For Your Safety è il nuovo capitolo della carriera degli austriaci Red Lights Flash , che ci regalano un quarto album intenso e complesso

Red Lights Flash

For Your Safety

(Cd, No Reason Records)

punk, hardcore

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Un album intenso, estremamente orecchiabile, stratificato e mai piatto, For Your Safety è il quarto dei Red Lights Flas alterna rabbia e melodia in un modo incisivo e gradevole. Ciascun brano ha in sé una sorpresa, un punto di forza e accende l’interesse che trascina incrollabilmente dalla prima all’ultima traccia.

For Your Safety decolla con il potente e denso Join This Island, che introduce con entusiasmo nel clima dell’album, seguito a stretto giro da The Tiniest Of Truth, veloce e scorticato, poi più liscio e scorrevole. L’attaco di The End Of History è fragoroso, la voce aspra; secchezza e aggressività sono qui declinate in un impianto corale.

Inizia mestamente e con rassegnazione per poi diventare scrosciante e pieno di ritmo The Game We Are All In. Con una sterzata umorale repentina si trasforma in una tempesta elettrica. Cities Burn è una ballata melodica e arrabbiata, dapprima con chitarra e voce, poi cresce man mano, con linee di basso suadenti e profonde, chitarre vitali, rimane uno dei pezzi più assimilabili dell’album. Gli fa da contrappunto For Your Safety, teso e rallentato, sempre sul punto di esplodere; è un brano quasi cupo e la diperazione è come tenuta in sordina.

I pezzi successivi consolidano la matrice politica e sociale dei contenuti sviluppati nell’album: Divinity Needs Poverty è un bel brano veloce ed aggressivo, mentre la traccia successiva, A Black Book – Letterbox Company è un anthem malinconico e adrenalinico insieme, e nell’etereo e ossessivo How Did We Let Things Get To This Point il discorso principale è di natura ecologista.

Gradevole è anche Snapshot, con i suoi sprazzi da ballata lenta e un po’ snervante e slanci secchi e disturbati. Un po’ più stanco, nonostante alcuni passaggi interessanti, Action Rewind. Semplice e senza sbavature Rebel Without A Cause, mentre il finale si profila con l’agrodolce Fool Of Propaganda, toni bassi e chitarre sfilacciate si sovrappongono e alternano a un ritornello quasi altisonante.

E infine Is This A Place, lento, tortuoso, interessante. A seguire dopo uno stacco di due/tre minuti un reprise di Cities Burn in chiave acustica e a due voci; anche questa versione ammorbidita risulta gradevole.

Il quartetto austriaco è nato nel 1997 e ha esordito due anni dopo. E da allora tantissime date come supporto per band del calibro di Rise Again e Antiflag, fino a giungere ora a questa nuova fatica che si vorrà ascoltare e riascoltare in continuazione.

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Miranda Saccaro
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