Yattafunk
Yattafunk Sucks
(Ghost Label Records)
funky metal
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Intanto per mettersi lì a suonare funky rock metal bisogna avere due palle così, poi se sei di Roma e pubblichi un album che si intitola Yattafunk Sucks per Ghost Label Records significa che sei proprio un pazzo se credi davvero di poter combinare qualcosa. E questo quartetto in poco più di mezzora ti dimostra che non solo ci ha visto lungo, ma ti sa rapire con le sue otto canzoni.
Nati nel 2014 e dopo alcuni assestamenti nella formazione, i quattro musicisti / Yattafunk hanno sfoderato finalmente un album ricco di ritmo e riffoni galattici propri della tradizione del funky più snodato. Testi ironici e cori festosi a tuttandare, assoli rockeggianti come quelle american band che tra gli ’80 e i ’90 hanno spiazzato tutti con il crossover pesante, dai Faith No More ai Primus, per citarne alcuni. Ora, so che l’accostamento può sembrare esagerato… ma suvvia, una mezzoretta di ascolto vi convincerà che forse non ho detto chissà quale cazzata.
Se il loro punto di riferimento sono gli Infectious Grooves, potete immaginare quale spirito si respira nei brani suonati dagli Yattafunk: uno stile debordante, eterogeneo e nevrotico trapela in ogni brano di questo album d’esordio di una band che suonava queste cose nel tempo libero, mentre i componenti erano impegnati ognuno con la propria missione (giuro su Dio, il singer l’ho visto sul Tubo cantare Renga, vedi come cambia la gente!), e che oggi è diventato un vero e proprio progetto condiviso e supportato da tutti, firmandolo con il sangue.
A partire dalla prima track chiamata proprio Yattafunk, dove il basso ci trascina come una bella ragazza che vi prende per mano e vi porta a ballare (bè, è un modo di dire, a me non è mai capitato, quella attuale è negata quanto me oltretutto) i pezzi sono un fulmine a ciel sereno. L’impronta rock si sente paecchio in Hell Yeah e Mr Ball, la follia vorticante vi prenderà quando arriverà Squirtnado con le sue citazioni musicali e il funky quasi jazzistico di Hypocondria, il pezzo più folle dell’album, che si contorce tra diversi cambi di tempo e variazioni sebbene in certi passaggi perda qualche colpo.
Forse la voce qui ci rimette un po’ nel mixaggio, ma nel complesso il lavoro è davvero buono. Nell’occasione di questa recensione ho dato uno sguardo al primario project della band chiamata “Solo”, dove il gruppo coverizza alcuni brani famosi (Non è Francesca, Gioco di Bimba, E non ci sto per dirne alcuni) ma anche pezzi propri dove si mescola hip hop e metal. L’augurio è che trovino un percorso musicale personale, a me Animae non è sembrata malaccio.
Sito web: yattafunk.wix.com/yattafunksucks
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