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Yann Tiersen: Skyline

Un anno dopo Dust Lane, Yann Tiersen ritorna a sperimentare tracciando linee di nuovi orizzonti musicali al di là di ogni canone di genere

Yann Tiersen

Skyline

(CD, Mute)

indie

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Yann Tiersen- SkylineNel cuore dei suoi fan, Dust Lane aveva lasciato atmosfere tristi e oscure, con eccessivo progressive e senza uno sviluppo coerente. In Skyline, Yann Tiersen ha rielaborato quel sound, alimentandolo con pianoforte e archi che donano nuova linfa e mostrano una strada diversa al lavoro di composizione, una sperimentazione sempre nuova e contraddittoria rispetto alle scelte del passato: “Stranamente, Skyline è musicalmente più solare e positivo rispetto a Dust Lane, ma la materia è molto più cupa”.

Questo album è stato registrato in diverse location: Parigi, San Francisco e Ouessant (un’isola a ovest dell’Inghilterra) con la preziosa collaborazione di Ken Thomas (già produttore di David Bowie, Sigur Rós e M83). Tutte le musiche sono state scritte, come al solito, dallo stesso Yann Tiersen: “Ho voluto giocare sul contrasto tra le parti più elettriche e quelle più leggere con sonorità più minimal, includendo piano e corde; per riuscirci, ho alternato lunghi periodi di isolamento a jam sessions accompagnate da musicisti diversi tra loro

Another Shore cattura con il suo post-rock ed esplode nella coda; I’m Gonna Live Anyhow è una placida melodia scandita da un basso che detta il tempo e da synth che sconfinano nel caos. Monuments, il primo singolo pubblicato, presenta sintetizzatori vintage e chitarre elettriche che ben si combinano tra loro. L’elettro-acustico di The Gutter è un sogno avvolto nella nebbia, Exit 25 Block 20 ci porta in un incubo che prima viene addolcito da xilofono e chitarra acustica, poi riesce a terrorizzare con la violenza dei suoi synth. Pregevole Hesitation Wound, in perenne attesa di compimento; non convince Forgive Me. Si assapora il crescendo di The Trial e infine si apprezza Vanishing Point, che chiude il disco.

Skyline è l’orizzonte, la linea retta che separa il cielo dalla terra, gli archi dai virtuosismi dei synth, un tetro pianoforte da un silenzio di speranza. Un buon lavoro di sperimentazione ma anche un frutto forse troppo acerbo, abbastanza complesso da assimilare.

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Marco Buccino
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