X-Plicit
Like a Snake
(Sneakout Records)
hard rock
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Impressionato dal precedente lavoro di Andrea Lanza con gli Skill in Veins, non nascondo che da mesi seguivo con interesse sui social la sua nuova creatura a marchio X-Plicit. La pubblicazione del loro primo disco, Like a Snake, è pertanto un dovere, oltre che un piacere, ascoltarlo, e quando ho ricevuto questo album di hard rock composto da dieci brani sapevo che avrei fatto anche dei paragoni con il precedente progetto e non volevo rimanere deluso.
Questo primo disco degli X-Plicit si rivela un bel lavoro fatto di tanta potenza, ritmo, riff graffianti e brani tirati. La tecnica e la composizione di Andrea Lanza non è mutata, il suo songwriting ricalca le sonorità hard rock alla Skid Row, Guns, Slash’s Snakepit/Velvet Revolver, Motley Crue, riempiendosi subito di chitarre con le prime canzoni: Hell Is Open, The Great Show, You Don’t Have to Be Afraid, pestando ancora di più con Shake Up Your Life.
Gli X-Plicit sono un gruppo di amici di Varese che fa tutt’altro nella vita e sebbene il livello tecnico sia su un piano completamente differente rispetto agli Skill in Veins, i ragazzi suonano un rock efficace e diretto e il loro cantante, Simone, ha un ottimo timbro vocale e grande tecnica.
“Il gruppo è nato per gioco per suonare qualche cover live visto che, a parte la partecipazione ai live con i Lizard e la registrazione di qualche traccia del loro disco, ero fermo da un po’ – racconta Andrea che ha accettato di essere intervistato per Rockshock. – Il batterista Giorgio Annoni mi ha proposto come cantante Simone Zuccarini, che aveva militato in alcune formazioni rock locali. Dopo qualche concerto è nata l’idea di mettere su disco le mie nuove canzoni, che avevo già pronte. E’ stato abbastanza semplice forgiare il nostro sound. Hell Is Open è nata durante le prove con la band proprio grazie all’atmosfera che provo quando suono con questa formazione. Il disco è la conseguenza naturale dell’andare a suonare dal vivo”.
Brano dopo brano Like a Snake scivola come una valanga che travolge una vallata addormentata, un rombo sonoro made in Italy che scatena belle sensazioni, e visto che nei dischi nostrani ormai sono rari i chitarristi disposti a suonare assoli corposi, lunghi e con eccellente abilità, quando Lanza fonde la sua Les Paul rimango soddisfatto delle melodie, arrangiamenti, riff che il talentuoso chitarrista inforna in questa deca di pezzi rocciosi. Un lavoro fatto in casa che non sfigura.
“Proviamo al Decibel Studio di Busto Arsizio, è la sala prove di Silvano Ancelotti che ci ha fatto video e copertina del disco. I musicisti che hanno fatto parte degli Skill in Veins erano professionisti di alto livello come Alessandro Del Vecchio e Gabriele Gozzi, con Anna Portalupi che ci ha seguito in tour con il suo basso. Skill in Veins era stato prodotto proprio con Del Vecchio che ci ha seguiti professionalmente nello studio di registrazione, ma il sound uscito da Like a Snake mi è piaciuto molto: qui ce lo siamo registrati in casa, di notte, ci abbiamo messo sei mesi nelle serate libere, è stato divertente perché è stato un processo molto naturale.”
Free mi piace molto per le sue variazioni sonore anche se può sembrare un po’ mainstream, forse nel disco è quella più fuori dal coro. Il comparto ritmico formato da Giorgio Annoni alla batteria e Sa Talarico al basso reggono la tensione dei pezzi come Deep of My Soul, Don’t Close This Bar Tonight, è un piacere che si picchi a bomba nonostante oggi i suoni siano sempre meno rock.
“La tendenza è quella di smorzare l’hard rock anche nelle grosse band, si sono ammosciati un po’ tutti. Molti ci hanno dato dei consigli per essere più melodici e riempire i brani con dei cori, ma non centrava niente con il nostro stile, pertanto Like a Snake è nudo e crudo come piace a noi, nulla di costruito, teniamo i brani come nascono: belli sanguigni.”
Sono tutti pezzi energici, tranne la ballad Angel che riporta alla mente i brani acustici alla Extreme e Mr Big su fingerstyle a percussione, pezzo delicato a cui manca solo un breve assolo per il 10 e lode. Andrea aveva raccontato nel libro “Il Rock è Morto?” il suo punto di vista sulla musica rock italiana e gli chiedo se è cambiato qualcosa da quando ci siamo sentiti qualche anno fa.
“C’è tanta gente bravissima in giro che fa dei bei dischi come tanti gruppi giovani scandinavi emergenti. Nel NordEuropa sono più aperti alle nuove leve, qui da noi e negli Stati Uniti, dove il business è più grosso, si tende a far girare i soliti nomi che portano soldi sicuri. Trovare spazi dove suonare non è facile, ma quello che sta funzionando in questo periodo, rispetto a qualche anno fa, dove c’era molta più competizione e molta più guerra tra band, è che c’è più collaborazione tra gruppi, infatti suoniamo quasi sempre con altre band. Ad ascoltare musica dal vivo è però quasi sempre gente tra i 25 e i 40 anni, non c’è il ricambio generazionale. Io a 13-14 anni andavo sempre in bicicletta o mi venivano a prendere quando andavo a sentire dei gruppi suonare, e di ragazzini come me ce n’erano tanti.”
Andrea ha aperto Firebird, negozio di strumenti musicali a Tradate, dove al posto del campanello all’ingresso c’è un plettro che suona le corde di una chitarra appesa sul soffitto. Qui non mancano i giovani che chiedono consigli al proprietario e scambiano pareri sulla musica rock.
“Qualcosa si sta rianimando, tendenzialmente sono aumentati i ragazzini amanti del rock che vogliono suonarlo, chi compra la chitarra lo fa per suonare gli Ac/Dc e i Guns n’ Roses, ma ormai conoscono molta più musica di quando, da ragazzo, cercavo di raccattare quante più informazioni possibili con i pochi mezzi che avevo a disposizione. Oggi prima ancora che escono i dischi loro sanno già tutto, sono più informati. Sono io a volte che gli chiedo di aggiornarmi sulle nuove band, fanno dei nomi che quando mi metto a cercarli faccio delle gran belle scoperte.”
La band ha mandato il disco a diverse etichette, ci sono state risposte positive anche dagli Stati Uniti, ma hanno firmato con la nostrana Burning Minds perché Pierpaolo “Zorro” Monti è loro amico da tanto tempo, e sappiamo bene quanto passione e contatto umano sia importante per supportare la buona musica. Un album che consiglio a quanti adorino l’hard rock moderno, un disco fatto da ragazzi che hanno ancora il fuoco dentro e si nota brano dopo brano.
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