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Witche’s Brew: recensione di Chronicles of Electric Sorcery

Quarto album per i comaschi Witche’s Brew, con una buona decina di canzoni tra hard rock e blues.

Witche’s Brew

Chronicles of Electric Sorcery

(Universal)

hard  rock

______________

Tra gli album rimandati a causa della pandemia perché, per ragioni ben note a chi non ha potuto godere degli eventi dal vivo a causa delle restrizioni, non avrebbero avuto la giusta visibilità, c’è questo Chronicles of Electric Sorcery dei comaschi Witche’s Brew. E siccome tutti gli artisti seguiti dal producer Pietro Foresti non mi hanno mai deluso, ecco che ho voluto farci l’orecchio per l’ascolto del loro quarto album.

Nati nel 2007, questi quattro musicisti hanno infarcito le dieci canzoni con arrangiamenti accattivanti usando in maniera equilibrata l’effettistica fin dallo start con Find a Way, mettendoci un pizzico di southern blues con l’armonica nella travolgente Devil’s Whorehouse, infilando una traccia dietro l’altra un mood intenso e ben dosato sui volumi.

Il quartetto lavora su strutture briose e mai malinconiche (se togliamo la ballad Take You There) su un nutrito lotto di canzoni trascinate da basso, batteria e chitarra che assale l’ascoltatore in un travolgente rock tumultuoso ed esuberante, con chorus a sostegno convincenti come in Redneck Saloon… questi sono i fattori che mi convincono a consigliare Chronicles of Electric Sorcery a chi cerca hard rock italico, sebbene non sia cantato nella lingua nostrana.

 

Uscito per la Universal, questo disco è una bella prova di eclettismo stilistico per il progetto scandito da un hard rock incessante grazie ai riff dilaganti di Mirko Bosco. Mark Blacks sorregge bene i ritmi rocciosi in cui la sua voce viene inserita su melodie variegate che fanno scivolare traccia dopo traccia l’ascolto di questo loro lavoro, a mio avviso senza accusare monotonia.

Un buon lavoro compiuto dai Witche’s Brew che con questa line-up e l’ottima produzione potranno affacciarsi senza remore nel mercato internazionale.

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Luca Paisiello
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