White Lies
Ritual
(Cd, Polydor)
indie rock, new wave, post punk
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Dopo un esordio coi fiocchi nel 2009 con l’album To Lose My Life, i White Lies non si sono fatti pregare più di tanto per dare alla luce la seconda produzione.
Questo Ritual è composto da dieci brani che, come nel precedente lavoro, spaziano dalle sonorità indie a quelle post punk, con tanto di richiami ai Joy Division più cupi.
Is Love è la traccia che apre le danze; melodia abbastanza facile da ricordare, refrain che si fissa bene nella mente e un testo dark quanto basta.
I soliti White Lies? Solo apparentemente. In realtà questo secondo lavoro è meno immediato e di facile ascolto che il suo predecessore.
La prima parte dell’album, scorre via liscia come l’olio, così dopo Is Love giunge Strangers caratterizzata dalle sonorità che tutti già conoscono della band inglese.
Il primo estratto dall’album è Bigger Than Us, spinto da un video abbastanza inquietante ma da un sound decisamente all’altezza che ricorda i brani migliori contenuti in To Lose My Life.
Sonorità più pacate in Peace & Quiet, brano in bilico fra gli ultimi Depeche e i primi Tears For Fears.
Con Streetlights entrano in funzione i synth e pare quasi un tentativo simile a quello fatto dagli Editors nell’ultimo album, mantenendo però i propri caratteri distintivi.
Dopo la trascinante Holy Ghost, inizia la parte più difficile dell’album.
L’industriale Turn The Bells è la cosa più particolare che abbiano mai prodotto i White Lies, intrisa da sonorità industrial e un cantato che potrebbe nuovamente evocare il Dave Gahan dei primi anni ‘90.
Un leggero calo di tono si ha poi verso il finire dell’album: The Power & The Glory è un brano trascurabile in stile electropop anni ’80; Bad Love è abbastanza banale sia come sound che come testo; Come Down manca di energia.
Probabilmente inseriti questi ultimi 3 brani fra i primi 7 avrebbero avuto un effetto migliore, mentre in questo modo la grossa tentazione è che, una volta arrivati al finire della settima traccia, si vorrebbe ripartire da capo.
Ritual resta comunque un buon lavoro, anche se non ottimo come il precedente.
In ogni modo, mentre Harry McVeigh grida il suo voler scappare da un amore troppo grande, l’unico posto in cui penso di scappare io è l’Estragon di Bologna quando il 12 marzo arriveranno le “Bugie Bianche” nella loro unica data italiana.
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