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Verdena: Endkadenz Vol. 1

Prosegue la sperimentazione sonora dei Verdena, che con Endkadenz vol. 1 si dimostrano una band sempre più ispirata

Verdena

Endkadenz Vol. 1

(Universal)

indie rock, stoner

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recensione_verdena_endkadenzBisogna considerare Endkadenz un altro doppio album della band bergamasca, esattamente come Wow, con la differenza che per ora ci tocca ascoltare solo la metà del concept, dato che il rilascio del Vol. 2 è previsto per l’estate, pare per volere della casa discografica. Questo lavoro ha visto una genesi travagliata a causa della rottura dell’impianto di registrazione dei Verdena che, in attesa di riparazione, li ha visti comunque operosi nello scrivere tanti altri pezzi da cui attingere per il completamento di questo nuovo capitolo.

L’apertura di Ho Una Fissa non si discosta dalle ultime opere e seguendo i successivi brani, da Puzzle alla soffice ballata di chitarra di Nevischio o alla sognante Diluvio, troviamo sonorità e strutture piuttosto familiari. La curiosità di capire in quale direzione si sarebbe involato il trio questa volta, dall’evoluzione del suono a nuove sperimentazioni, invoglia a seguire la produzione artistica dei Verdena, capaci di arricchire le proprie costruzioni musicali con arrangiamenti singolari. I testi rimangono come al solito faticosi da comprendere, emozioni raccontate in prima persona che danno l’impressione di essere usati per avvolgere le canzoni con parole usate come un suono aggiunto.

Un po’ Esageri è il singolo di lancio che spiazza per il cambio stilistico più orecchiabile e il coretto “papapapa” di sottofondo indurrebbe a qualche ritorno a un disco più diretto. Niente di più falso perché troviamo convulse ricerche elettro-rock in Derek, sonanti e drammatiche ballate in Rilievo o Alieni Fra Noi riempite di distorsioni per elargire maggior pathos, e cambi di tempo, variazioni stilistiche e omaggi in Vivere di Conseguenza.

I fratelli Ferrari e la Sammarelli mescolano le carte con ispirate riprese cantautorali in Contro la Ragione, offrendo un balletto col piano che riporta a certi passaggi musicali della canzone italiana dei primi anni 80, qualcuno dice Battisti e altri Supertramp. Mentre si resta affascinati da questa prova, i Verdena a seguire spazzano via tutto con la chitarra satura di suoni alterati mentre Alberto canta un Inno del Perdersi, prima di concludere la prima parte di Endkadenz con Funeralus che mette in pausa il loro componimento lasciando solo perplessi per il sound dai toni alti su questo disco che ne distorcono ampiamente la qualità, ed è un peccato.

Ormai nell’Olimpo della musica alternativa italiana, ai tre bergamaschi si deve riconoscere di aver saputo realizzare prodotti sempre molto attesi, aperti alla sperimentazione e che scatenano discussioni sulle scelte intraprese, destinati a rimanere una delle poche band mai scese a compromessi devastanti per accontentare i gusti del pubblico e delle major per fini commerciali (salvo questa volta), riuscendo a rinnovarsi senza che ne avessero il bisogno, seguendo la propria vocazione artistica.

Sito web: www.verdena.com

 

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Luca Paisiello
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