Valentine
The Alliance
(Valentine Music Productions)
symphonic rock
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Robby Valentine con The Alliance arriva alla sua quindicesima fatica in studio, dopo aver realizzato qualche anno addietro un tributo ai Queen e un periodo di “blocco dello scrittore” che l’ha calato nella depressione. Valentine, che raccoglie dal vivo diversi professionisti per presentare la sua produzione, è un polistrumentista olandese che ha avuto una carriera costellata da numerosi dischi solisti, dopo aver iniziato a cavalcare la popolarità all’inizio degli anni 90 con i Zinatra, AOR band sciolta dopo due album.
Grande compositore alle chitarre e alle tastiere, dotato di buona tecnica vocale, il musicista opera nell’ambito del symphonic rock, con album che sono delle opere ricche di storie romantiche, piene di pathos, trascinate da sonorità emozionali che sublimano le visioni oniriche delle performance musicali che accompagnano l’artista dal vivo. Il disco è un inno alla vita, in particolare quella della figlia Eleanor Robyn a cui è intitolata una canzone in cui al rocker rimane addosso quell’amarezza della fanciullezza che scorre un po’ troppo velocemente per i suoi gusti.
Valentine usa un linguaggio sonoro che ci riporta ai Queen o agli Styx (Sons of America) e ai Beatles (Black Dog), ma non mancano ammiccamenti ad un pop rock evocativo come si sente in Judgment Day, introdotta da uno strumentale che apre il disco, o non possiamo negare che in Running of Empty è riconoscibile quel canticchiare armonioso alla Matthew Bellamy dei Muse.
Ma Robby Valentine suona queste cose da 25 anni, ingiusto parlare di plagio, tuttavia dichiarare che siano evidenti delle influenze è un atto dovuto. Arrangiamenti evocativi, tracce ipnotiche e sognanti, sostenute da un rock leggero e ballad strappalacrime al pianoforte (Soldier of Light e Remember Who You Are) insieme costituiscono un album orchestrale, di quelli che uno ha voglia di ascoltare quando il sentimentalismo prevale in una di quelle giornate dominate dai ricordi.
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