Upanishad
Crossroad
(Red Cat/Boomkers Sound)
progressive rock, crossover
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Crossroad è il debut album degli Upanishad, cantato interamente in inglese. La band fiorentina, composta da Vanni Raul Bagaladi (voce e chitarra), Lapo Zini (batteria) e Mirko Bazzocchi (basso e backing vocals), combina, in maniera spregiudicata, undici brani inediti con sonorità ed elementi di varia origine, mettendo in risalto la complessità della spiritualità dell’essere umano, accettando contraddizioni e contrasti.
Nei testi degli Upanishad c’è questa sorta di ricerca, di travaglio interiore, come ad esempio tra le nuvole ipnotiche e tentacolari di Clouds, oppure nel fiume di The River.
Le prime due tracce dell’album, Look at You e This Room, ricalcano le contaminazioni sonore e sperimentali dei Tool di Sober, dei Mr. Bungle di Mike Patton fino a sfiorare un cantato reggae.
“Perché sono qui? Solo in questa stanza. Ogni giorno mi alzo sempre più tardi… Perché il cielo è così blu? È la mia malattia e non ho una cura, per favore chiama il dottore”.
Parole che trasudano depressione, ma non conosciamo la causa del suo male.
Feelings è anche il primo videoclip del disco: un pezzo veloce, carico di energia, con atmosfere metalliche e noise, riconducibili ai Mudhoney ed ai Nirvana di Mr. Moustache. Tu chiamale se vuoi, emozioni… ma, ogni tanto, tutti noi sentiamo il bisogno di mettere un freno a tutte le emozioni che ci assalgono.
Lo stile Pj Harvey di Side Effects racconta, in modo molto generico, le varie sfaccettature e gli effetti collaterali dell’amore.
La quinta traccia, Spikes Trap (trappola di chiodi) è solo strumentale, in cui il suono del basso mi ha ricordato quello degli Alice in Chains anni ’90.
La titletrack, Crossroad, è la Singin’ in The Rain degli Upanishad: una serenata acustica, malinconica, che richiama atmosfere Radiohead.
“Lei è meravigliosa nell’oscurità, quando il sole tramonta; non posso chiamarlo amore, mi chiedo come posso essere rimasto di nuovo da solo con lei, non capisco queste voci nella mia testa che mi dicono di fare l’opposto di quello che penso, ma lei è incredibile quando la luce del sole va via”.
La voce sensuale e sofferta di Vanni Raul ci accompagna attraverso luci notturne di Parasite.
“Me ne sto andando, sto lasciando la tua mano, e ora tu sei lontana: parassita. Ho guardato attraverso le tue menzogne”.
Probabilmente è riuscito a liberarsi della sua Femme Fatale.
L’ultimo brano, No Way Out, è un pò il riassunto dell’intero disco: la vita di ognuno di noi, costretti sempre più spesso a dover scegliere davanti ad un bivio, una strada verso qualcosa, un cammino, una via d’uscita.
No Way Out spazia tra la potenza heavy metal dei Jane’s Addiction di Nothing’s Shocking e le atmosfere dark ambient dei Cabaret Nocturne, e finisce la sua corsa nell’inquinamento acustico delle casse che vanno in distorsione.
Gli Upanishad sono un trio esplosivo che esprime tensione emotiva, attraverso i suoi strappi improvvisi e violenti, e lucidità, attraverso sonorità più distese.
Crossroad è simmetria e dissonanza, caos ed equilibrio, la consapevolezza delle proprie attitudini e gli insegnamenti della tradizione, in un crocevia di generi e sottogeneri.
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