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Uochi Toki: Idioti

Riflessioni linguistiche à la Chomsky, scenari post-industriali à la Asimov. Una recensione, questa, à la Uochi Toki: "3 stelline su 5"

Uochi Toki

Idioti

(Cd, La Tempesta)

hip-hop, noise, elettronica

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Uochi Toki- IdiotiSe proprio si volesse trovare un punto di relè nell’assortimento di temi che gli Uochi Toki ci snocciolano, sarebbe probabilmente un grande punto interrogativo. E non perché siano impossibili da seguire sebbene le loro infinite ed inscatolate elucubrazioni (almeno non per coloro che possiedono una discreta capacità d’attenzione). Piuttosto per quell’immancabile riflessione metalinguistica che essi stessi sollevano a più riprese.

In Idioti non si risparmia niente: si passano in rassegna le convenzioni sociali, da quelle alimentari in Umami  e Sberloni, a quelle comunicative, per esempio in Perifrastica. Le orecchie bombardate da concetti stereotipati compressi in frasi fatte o in vere e proprie archittetture situazionali fin troppo riconoscibili. Copioni, dunque. Fiumi di parole frammentate su deliri musicali fantascientifici.

Ebbene, ce n’è per tutti i gusti e non a caso, anche di gusti gastronomico-culinari si parla molto. La realtà è fatta a fette, sezionata al millimetro: ogni blocco è demolito, manipolato secondo ogni prospettiva, solo allora riassemblato. Ad iperanalizzare ogni componente del mondo circostante, vengon fuori visioni kafkiane. Basta immergersi nel suono paranoide di Venti centesimi di tappi per le orecchie o l’apocalittico mondo insettofilo di Al Azif.

Sì, questo Idioti è un disco decisamente cerebrale e gli Uochi Toki sovrastimolano quasi fino a saturazione; in tutto questo marasma, la musica finisce per diventare un humus di vibrazioni e sonorità cupe e sottorranee. Si strutturano cattedrali di loop sintetici, moduli ipnotici e claustrofobici.

La sensazione uditiva dirompe in una fisicità che è anche tattile e visiva. E così nel suo taglio squadrato e iperrealistico, stride. Come un Picasso, per dire. C’è a chi piace e c’è a chi no.

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