Unmade Bed
Mornaite Muntide
(CD, Rare Birds)
ambient, psichedelia, rock
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La prima parola che viene in mente ascoltando Mornate Muntide, il disco degli Unmade Bed, è “coraggio”, la seconda è “passione”.
Coraggio. Viviamo in un’epoca di iperproduttività musicale, tutti suonano, tutti vogliono suonare, tutti pensano di aver fatto il più bel disco del mondo, e poi ti ritrovi con l’ennesimo clone dell’ultimo dei gruppi inglesi. Spesso la voglia di fare, di suonare, la fretta, produce musicisti che non sono in grado di gestire uno strumento, che non sanno neanche cosa sia uno spartito, tanto che importa, non ce n’è bisogno per avere successo. Lorenzo Gambacorta, Matteo Magrini e Vincenzo Zingaro, gli Unmade Bed, hanno invece avuto il coraggio di imparare a suonare e dopo, solo dopo, mettersi di fronte ad un sistema di registrazione tanto affascinante quanto complesso come quello usato per il loro secondo lavoro, il Binaural, un sistema di registrazione “ambientale” che va oltre la semplice stereofonia, sistema che prevede un unico take per brano, che tutto sia suonato in diretta senza editing successivi. O buona la prima, o rifai tutto dall’inizio. Solo le voci sono state registrate in un secondo momento, sempre con il sistema Binaural.
Coraggio, perché hanno realizzato un disco che va contro ogni logica attuale di ascolto “usa e getta” che sta subendo il mondo della musica, perché hanno prodotto un disco che non può essere ascoltato di sfuggita, essere tenuto di sottofondo ad una cena o mentre si fanno altre cose: per poterlo apprezzare fino in fondo, bisogna avere tempo, mettersi le cuffie, sedersi tranquilli e godere dell’immersione nel mondo da favola scura che Mornaite Mutide racconta. Non è un ascolto facile, se lo vuoi ascoltare devi dedicargli il tempo che merita.
Passione, perché per produrre un disco così devi avere un’enorme passione per quello che fai, perché, come ho già detto, non è una proposta musicale semplice. Difficile anche da spiegare se non per immagini: impauriti musicisti classici nascosti in boschi e caverne, circondati da creature che vogliono anch’esse partecipare alla musica con le loro voci stridule e percussioni primitive. Forse è questo il punto debole del progetto, l’eccessiva elitarietà, ricerca e profondità della musica che rischia di stancare se non si è dei cultori del genere. Un ulteriore sforzo verso sentieri più popolari non potrà che allargare la fama del nome degli Unmade Bed.
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